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Clochard morti in una casa tugurio, svolta nell’inchiesta: c’è un’indagata

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morte-clochard--(8)LECCE – C’è un’indagata per la tragedia di viale Taranto in cui persero la vita due clochard il 27 gennaio di un anno fa in un immobile abbandonato. Il nome è molto noto in città. Si tratta di Rita Capaldo, 68 anni, docente universitaria di criminologia presso l’Università del Salento. La donna è accusata di omicidio colposo “per non aver impedito l’evento della morte” e omissione di lavori in edifici che minacciano rovina. La docente universitaria risulta proprietaria dell’immobile in cui morirono Riccardo Martina, detto “Dino”, 52 anni e la sua compagna Veronica Piggini, di 48. Il pubblico ministero Massimiliano Carducci ha notificato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti della docente. Per la Procura, l’imputata “avrebbe omesso di provvedere ai lavori necessari per rimuovere il pericolo di crollo nonostante il pessimo stato di manutenzione nell’immobile lasciando la porta posteriore facilmente accessibile per l’assoluta mancanza di sistemi di chiusura”.

In quell’abitazione fatiscente, al civico 201, i due clochard si erano rifugiati da qualche tempo. Quella mattina caddero in una cisterna ricolma di acqua putrida a causa del cedimento del pavimento. Dino e Veronica sprofondarono insieme ai loro cani andando incontro ad un tragico destino. L’autopsia, eseguita dal medico legale Alberto Tclochardortorella, confermò che i due clochard morirono per annegamento e venne escluso qualsiasi segno riconducibile ad una morte violenta. Nessun’aggressione, quindi, come si era ipotizzato in un primo momento. Nel corso delle indagini sono state depositate delle corpose memorie difensive. Nella documentazione veniva evidenziato lo stato di completo abbandono in cui vivevano i due clochard. Inoltre, i proprietari del fabbricato avrebbero dovuto inibire l’accesso predisponendo ogni misura di sicurezza per evitare che potesse verificarsi una tragedia. E nelle memorie viene tirato in comune anche il Comune di Lecce. L’ente di Palazzo Carafa sarebbe stato a conoscenza delle condizioni di vita dei due clochard. Per un certo periodo l’amministrazione aveva anche ospitato la coppia in un bed and breakfast di San Cataldo in attesa che venisse fornita una sistemazione più comoda. Circostanza, però, che non si sarebbe mai verificata. Per cui gli stessi due clochard, in attesa di una collocazione più consona, si erano rifugiati nell’immobile di viale Taranto.

Nelle memorie sono state allegate anche alcune sentenze della Cassazione del marzo di uno anno fa che stabiliscono responsabilità a carico del proprietario dell’immobile    per la rovina di un edificio pericolante anche nel caso di mancata conoscenza dello stato fatiscente in cui si trova l’edificio. Proprio come sarebbe accaduto nella tragedia di viale Taranto. L’imputata è assistita dall’avvocato Tommaso Stefanizzo. I familiari della vittima, i due fratelli di Martina e il fratello della Piggini, sono difesi dall’avvocato Nicola Caroli, sostituito dalla collega Chiara Fanigliulo.

Francesco Oliva


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