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“Mucca pazza”, presentato esposto dopo il primo decesso a Casarano

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allarma-tribunale-slPARABITA (Lecce) – Un esposto per sollecitare la Procura su una probabile diffusione del morbo della mucca pazza. Senza, però, sollevare inutili allarmismi. Nei giorni scorsi i familiari di C.S., 49enne di Parabita, hanno messo nero su bianco l’odissea vissuta da C.S. deceduta pochi giorni fa. Assistiti dall’avvocato Elisa Seclì, i parenti della donna lamentano come ad oggi vengano sollevate solo illazioni sulle cause del decesso della propria parente nonostante gli esiti dell’autopsia non abbiano ancora fornito alcun esito.

Nell’esposto si ripercorrono tutte le tappe culminate nel tragico epilogo. Agli inizi di marzo C.S. viene ricoverata. I medici le diagnosticano una sospetta malattia da morbo di mucca. Lamenta, infatti, i tipici sintomi di questa ipotetica malattia. Vengono eseguite delle analisi specifiche per la ricerca di una specifica proteina tramite prelievi di materiale biologico del midollo osseo e gli esami vengono inviati in un centro specializzato di Tricase e Bologna. I risultati, però, secondo quanto riferisce l’avvocato Seclì, non sarebbero mai stati comunicati ai familiari.

Ad ogni modo C.S. viene dimessa ancor prima che i risultati di queste analisi specifiche venissero comunicati. La donna rientra a casa. Salvo poi rientrare al “Ferrari” nuovamente il 21 luglio. “I medici non sapevano come comportarsi” riferisce l’avvocato, “non avevano contezza su quale malattia si trovassero di fronte. In sostanza brancolavano nella più assoluta incertezza”. “Ecco perché chiediamo un intervento dell’Autorità Giudiziaria anche perchè solo pochi giorni dopo si è registrato il decesso di un 67enne di Taviano”.

Ora un fascicolo d’indagine verrà aperto in Procura e successivamente si procederà con gli accertamenti di rito partendo dal sequestro delle cartelle cliniche della paziente. Parallelamente anche l’Asl ha già avviato tutti gli accertamenti per individuare quale variante del morbo di “Creutzfeldt Jacob” abbia colpito sia la donna di Parabita che l’uomo di Taviano. Nel frattempo, il direttore generale della Asl, Giovanni Gorgoni, getta acqua sul fuoco precisando che nessuno dei casi registrati negli ultimi anni nel Salento avrebbe origini alimentari.

F.Oli.


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