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Avvocati copioni, 101 aspiranti dovranno pagare maxi multa

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AVVOCATI COPIONILECCE – Arriva il conto per gli oltre 100 aspiranti avvocati delle province di Lecce, Brindisi e Taranto per l’esame copiato nel 2012. Per un totale di oltre un milione di euro. I gip Antonia Martalò e Simona Panzera hanno accolto la richiesta avanzata ad agosto dal procuratore capo Cataldo Motta. Undici mila euro è la cifra che le aspiranti toghe dovranno pagare e annotata sui decreti penali notificati agli indagati. Solo due le richieste rigettate dai giudici.

Altri, invece, sosterranno un processo per dimostrare di non essere dei copioni. Sotto la lente d’ingrandimento finì un esame fotocopia utilizzando dispense scaricate da Internet, copiando alla lettera l’elaborato fotografato in aula e fatto girare tra i candidati. Persino scambiando messaggi su whatsapp o con e-mail inviate direttamente dagli studi legali sui telefonini degli aspiranti avvocati. In sostanza, un perfetto copia incolla per superare la prova scritta dell’esame da avvocato. L’accusa contestata agli aspiranti avvocati era di utilizzazione di apparati non propri in concorsi pubblici contenuta nell’articolo 1 della legge 475 regio decreto numero 7 del 1925. La richiesta di decreto penale di condanna venne così convertito in una pena pecuniaria di undici mila euro per ciascun aspirante. Un’alternativa rispetto all’applicazione della pena detentiva.

La sessione d’esame, finita sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori, si svolse l’11, il 12 e il 13 dicembre del 2012 nelle aule del campus universitario Ecotekne. Tre le prove previste: gli elaborati di penale, civile e la compilazione di un atto. Per un totale di un migliaio di partecipanti. Le anomalie emersero durante le correzioni affidate alla Commissione della Corte d’Appello di Catania: compiti copiati per intero o in parte attingendo da siti specializzati in nozioni giuridiche. E non solo. Così un dieci per cento delle prove venne annullata.

Una relazione finì in Tribunale. Per competenza alla Procura di Lecce. E nel settembre di due anni fa il procuratore capo Cataldo Motta decise di aprire un fascicolo delegando le indagini agli agenti di polizia postale di Bari coordinati dalla dirigente Letizia La Selva e dai colleghi di Lecce diretti dall’ispettore Salvatore Antonio Madaro. Gli investigatori eseguirono un lavoro certosino. Riuscirono ad attribuire per ciascun compito un’origine “estranea” al candidato come frutto di un collegamento diretto con internet. Anche tramite e-mail spedite dall’estero e da studi legali. Gli investigatori risalirono anche alle singole telefonate e ai siti da cui i candidati attinsero nozioni e passaggi come guida al diritto, diritto.it. Incrociando anche tabulati e celle telefoniche.

F.Oli.


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