TREPUZZI (Lecce) – Perquisizioni a tappeto di casolari abbandonati alla periferia di Trepuzzi. Nel pomeriggio i carabinieri del Nucleo Investigativo, della Compagnia di Campi Salentina e i colleghi della locale stazione hanno setacciato casolari abbandonati a caccia di Fabio Perrone. Dell’ergastolano, però, nessuna traccia.
Intanto si aprono nuovi scenari d’indagine dopo il ritrovamento dell’auto utilizzata dall’ergastolano Fabio Perrone per evadere dall’ospedale Vito Fazzi. La Toyota Yaris, rapinata ad una donna di Veglie, è stata abbandonata in via Campania alla periferia di Trepuzzi. Da quando? Già da venerdì, giorno della fuga?
Al lavoro, di giorno come di notte, ci sono i carabinieri del Nucleo Investigativo, i colleghi della Compagnia di Campi Salentina, i militari della locale stazione oltre agli agenti della Squadra mobile. Per le forze dell’ordine ci sono pochi dubbi. Perrone si sarebbe disfatto dell’auto subito dopo l’evasione. L’ergastolano avrebbe infatti raggiunto il proprio paese di residenza giungendo dalla superstrada. Avrebbe poi evitato le vie principali per sfuggire ai controlli abbandonando l’auto in una strada periferica e poco trafficata. Non mancano, però, ipotesi alternative per quanto suggestive.
Come può essere che l’auto non sia stata trovata in tutti questi giorni nonostante l’imponente dispiegamento di forze impegnato in un paesino di 15mila anime? E poi via Campania insiste parallelamente a via Surbo, una delle principali strade di Trepuzzi. Possibile, inoltre, che i residenti del rione non abbiano notato quella Yaris già da venerdì nonostante il modello della macchina utilizzata dall’evaso fosse stato comunicato dalle forze dell’ordine ai mezzi d’informazione? C’è un altro elemento che suffragherebbe tale pista. La macchina è stata trovata chiusa. Apparentemente, quindi, chi ha abbandonato la Yaris ha potuto agire con calma e con assoluta tranquillità. E quell’uomo non poteva essere di certo Perrone. Insomma evaso e forze dell’ordine hanno ingaggiato una delicata partita a scacchi.
Ad ogni mossa dell’ “avversario”potrebbe rispondere un’immediata risposta per confondere le acque e depistare le indagini in una guerra di posizione e di nervi. Qualche certezza in più potrebbe arrivare dalla visione dei filmati delle telecamere di videosorveglianza installate in zona. Ora come ora, quindi, l’ipotesi di una fuga in un paese estero perde quota. Secondo fonti investigative esperte Perrone potrebbe trovarsi ancora in zona. Anche perché una latitanza lontana dai posti di origine costa e le casse della Scu non possono più garantire le risorse dei vecchi tempi. Probabilmente, quindi, che Perrone stia sfruttando una rete di fiancheggiatori che hanno scortato l’ergastolano in un covo d’ombra dove il 42enne potrebbe ancora trovarsi.
Magari facendo affidamento sugli ultimi affiliati dei clan ancora attivi tra Trepuzzi e Surbo seppur decimati da indagini e blitz. Così, a sei giorni da una fuga plateale, le ricerche per stanare Perrone si sono ulteriormente intensificate. L’ergastolano salentino è ormai diventato uno dei maggiori wanted di tutta Italia da cercare, forse, nel suo territorio di origine.
Francesco Oliva