NARDO’ (Lecce) – Tentò di uccidere in casa la convivente cospargendole di alcol il corpo dandole poi fuoco. Alberto Antico, barbiere 43enne di Nardò, è stato condannato in abbreviato dal gup Giovanni Gallo a 7 anni e 4 mesi con le accuse di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e maltrattamenti aggravati. Il pubblico ministero di udienza Maria Vallefuoco (titolare dell’indagine) aveva invocato 9 anni. La donna, una 53enne di Neviano, si era costituita parte civile con l’avvocato Maria Rosaria Nicifero e verrà risarcita con una provvisionale di 20 mila euro.
In aula l’imputato, assistito dall’avvocato Lorenzo Rizzello, ha rilasciato spontanee dichiarazioni chiedendo scusa e promettendo di risarcire il danno. Nel corso della sua puntuale arringa difensiva, l’avvocato ha sostenuto nel merito che non si poteva configurare il reato di tentato omicidio in quanto mancavano gli elementi diretti in modo chiaro per configurare tale ipotesi di reato anche perchè la parte di pelle bruciata ricopriva un’esigua parte del corpo (il 10%) della donna e non era comunque sufficiente per determinare la morte di una persona. Tant’è che dopo essersi accorto di averla combinata grossa, Antico avrebbe avvolto il corpo con una coperta, accompagnato la donna nella vasca da bagno e aperto la doccia proprio per contenere i danni. Da qui la mancanza di volontà, secondo l’avvocato, di tentare di uccidere la donna.
Eppure, inizialmente, l’imputato cercò di far credere che si fosse trattato di un incidente domestico come Antico tentò più volte di far credere alla polizia. Le indagini, condotte dagli agenti del Commissariato di Nardò diretti dal vicequestore aggiunto Pantaleo Nicolì, consentirono di arrestare il 18 dicembre scorso l’uomo con un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Annalisa De Benedictis su richiesta del pubblico ministero Maria Vallefuoco. I fatti risalgono alla sera del 9 dicembre scorso quando, intorno alle 20.10, durante un acceso litigio con la donna, con la quale aveva instaurato una relazione da circa 4 anni, Antico impugnò alcol ed accendino, condendo il tutto con minacce: “Vuoi vedere che ti do fuoco?”. Alle intimidazioni seguì presto l’azione: Antico, infatti, cogliendo di sorpresa la malcapitata 53enne (originaria di Neviano) le cosparse di liquido infiammabile il corpo dandole poi fuoco. Avvolta dalle fiamme, la donna riuscì a spegnerle da sola raggiungendo il bagno di casa e gettandosi addosso dell’acqua. Poi, Antico rincarò le minacce: “Chiamo i soccorsi, ma se parli è peggio per te”.
I medici del 118, raggiunta l’abitazione della coppia, capirono subito la gravità delle ferite riportate dalla donna che, dopo un primo passaggio in ospedale a Lecce, fu subito dirottata alla volta del “Perrino” di Brindisi, al centro grandi ustionati: aveva rimediato ustioni di terzo grado al viso, al collo, al petto ed alle mani. Arrivata in ospedale – dove la donna è rimasta a lungo ricoverata – la 53enne riuscì a riferire ai medici di essere stata bruciata dal convivente. Dopodiché svenne.
Informati dagli operatori del 118, gli agenti del commissariato neretino raggiunsero l’abitazione. Tuttavia, l’uomo aveva avuto il tempo di “ripulire” la scena e nulla fu trovato: né l’accendino, né la bottiglia di alcol. Ascoltato dagli investigatori, Antico raccontò dapprima che la donna si era ferita accendendo un petardo, così come aveva riferito anche al 118 durante la chiamata di soccorso. Successivamente di essersi bruciata mentre tentava di accendere alcune foglie secche. Dichiarazioni contrastanti, che lo hanno infine incastrato. Le indagini hanno subìto una svolta quando la donna, il giorno successivo al “fattaccio”, è stata in grado di parlare e di raccontare alla polizia la verità: l’uomo aveva cercato di ucciderla. E non era stata la prima volta. Dalle indagini, infatti, è emerso che Antico aveva più volte malmenato la convivente, rimediando anche una denuncia. E che, anche durante un’altra relazione, l’uomo aveva percosso l’ex moglie, dalla quale aveva avuto tre figli.
Questo precedente (per il quale è in atto un giudizio) ha pesato sulla decisione del giudice. In ogni caso l’avvocato difensore ha già annunciato che, non appena verranno depositate le motivazioni della sentenza, presenterà Appello. La donna, invece, ora sta meglio. Durante i mesi di ricovero in ospedale ha subito due interventi all’addome e al seno ma a distanza di tempo le vere ferite rimangono quelle psicologiche che inevitabilmente segneranno un’intera esistenza. Con molta fatica la 53enne sta cercando di ritornare a una vita normale con l’aiuto di specialisti e il sostegno delle tre figlie.
Francesco Oliva