SANNICOLA – L’appalto per la raccolta delle acque piovane a Sannicola finisce all’attenzione della Procura. Il sostituto procuratore Angela Rotondano ha aperto un fascicolo d’indagine ipotizzando i reati di abuso d’ufficio e turbativa d’asta. E nel registro degli indagati il magistrato inquirente avrebbe già provveduto ad iscrivere i primi nomi. Gli accertamenti sono stati affidati agli agenti della sezione di polizia giudiziaria in servizio presso la Procura. Esposti e informative hanno dato il là agli accertamenti confluiti in un unico procedimento. Sin dall’inizio l’iter sull’appalto è stato tormentato a suon di battaglie giudiziarie. Tra il Comune ed i privati interessati dagli espropri e non solo. Anche fra l’Ente stesso e la ditta “Arcobaleno”, di Casarano, vincitrice della gara d’appalto ed esclusa dall’aggiudicazione in virtù di una presunta anomalia rilevata nell’offerta in favore della ditta “Lega Costruzioni” di Sternatia.
Sotto la lente d’ingrandimento della Procura sono finite anche le varie deliberazioni di giunta comunale a firma del sindaco (Cosimo Piccione) e di due assessori adottate in assenza degli assessori ai Lavori Pubblici, l’avvocato Maria Greco e all’urbanistica, il geometra Giuseppe Monteduro. Con tali deliberazioni sarebbe stato dapprima annullato in autotutela l’intero progetto della raccolta proprio alle porte dell’udienza di sospensiva fissata dinanzi al Tar di Lecce.
Subito dopo aver incassato un provvedimento di sospensiva con una deliberazione di Giunta il Comune avrebbe approvato lo stesso progetto proseguendo nell’affidamento in via provvisoria dei lavori alla “Lega Costruzioni” estromettendo di fatto la ditta “Arcobaleno”. Al vaglio degli investigatori oltre all’intera procedura relativa allo svolgimento della gara d’appalto è finita anche una lettera con cui il sindaco avrebbe indicato al segretario comunale di procedere alla sottoscrizione del contratto con la ditta Lega Costruzioni nonostante il provvedimento di sospensiva emesso dal Consiglio di Stato il 30 luglio scorso. In questo modo sarebbe stata “invasa” la sfera gestionale che è propria dei dirigenti comunali e non degli amministratori. Saranno ora gli accertamenti disposti dalla Procura ad accertare se la Giunta Comunale fosse effettivamente legittimata ad annullare gli atti in autotutela.
Francesco Oliva