In questi giorni si torna a parlare di crisi dell’editoria, dopo l’allarme scatenato dal piano tagli per il Corriere del Mezzogiorno. La promessa legge regionale sull’editoria non viene ancora alla luce: una promessa che ora sembra solo fumo negli occhi. Ci vorrebbe più concretezza anche nella lotta al precariato, per la difesa di professionalità che, nel campo dell’informazione, sono importanti baluardi di democrazia. Continuano a spegnersi, nell’indifferenza totale, centinaia di posti di lavoro in tutta Italia. Le cause sono molteplici, le conosciamo già e ne abbiamo discusso tantissimo. Quello di cui si discute poco, però, è la parabola ascendente del parassitismo giornalistico che il web ha incancrenito. In altre parole: tu lavori e io copio. Un meccanismo sempre più in voga nel sistema dell’informazione on-line. C’è crisi? Bene, si tagliano le redazioni e si attinge un po’ qua e un po’ là. Chi fa il proprio lavoro onestamente, trovando notizie di prima mano, diventa l’agenzia di stampa gratuita di chi disonestamente ruba il lavoro degli altri. Internet è anche questo. Veramente difficile far rispettare il diritto d’autore in un far west di siti che nascono come i funghi, dal nulla. Ma il parassitismo è una cosa soggettiva: spesso riguarda anche i grandi siti, che sfruttano per pochi euro collaboratori a buon mercato, tuttologi e amanti del copia e incolla.
Oggi il mondo dell’informazione è cambiato: i lettori, soprattutto quelli giovani, abbandonano progressivamente, in massa, giornali e tv per informarsi attraverso i quotidiani on-line. È nato un nuovo tipo di giornalismo: quello che elabora e verifica video e foto che intasano i social, fatto di immediatezza e di articoli che nascono come un istant-book, sul momento. Sul web, però, si possono creare prodotti che richiamano vari tipi di giornalismo. Sul Corrieresalentino.it tra video, Tg, approfondimenti, inchieste e rubriche siamo riusciti a ritagliarci uno spazio importante nel panorama dell’informazione locale. Non abbiamo un editore ricco: è un giornalista come noi. E non abbiamo contributi pubblici, come la maggior parte dei giornali. Di click, però, ne facciamo milioni al mese. Siamo in pochi, ma dietro c’è tanta fatica e nessun contributo pubblico. Spesso si lavora solo con un i-phone consumando le suole delle scarpe. Abbiamo le nostre fonti, curate per anni. Abbiamo giornalisti di cronaca nera e giudiziaria (Claudio Tadicini e Francesco Oliva) che, ogni giorno, dalla mattina alla sera, sfornano notizie. Notizie che, qualche volta, vengono scelte e rilanciate da altri siti. Sì, siamo come un’Ansa locale, gratuita però. A perderci è il giornalismo tutto. Il sistema parassitario che si è creato gioca solo a favore di qualche editore agganciato con qualche soggetto pubblico che, comunque, elargirà soldi, al di là dell’effettiva capacità di produrre notizie.
L’Ordine dei Giornalisti è inerte di fronte a un fenomeno che gli sfugge di mano. Il web è un far west di improvvisati praticoni del giornalismo, che si inventano siti solo per fare qualche conferenza o pubblicità al Comune di appartenenza, gente che usa l’informazione a mo’ di dopolavoro, per arrotondare. Intanto, la professione si impoverisce, i giornali assumono sempre di meno, la vecchia guardia si pensiona e si crea un vulnus, un corto circuito anche nel trasferimento delle conoscenze e delle fonti dagli anziani ai giovani. Sbarcano a flotte neofiti del giornalismo a buon mercato, con le idee poco chiare su cosa sia nei fatti questo lavoro, che invadono il web e i giornali con la loro disponibilità a costo zero. Insomma, un caos che si trasforma in un depauperamento della professione. Nel 2013 ne parlai in una relazione che lessi al Quirinale, di fronte al presidente Napolitano, in occasione dell’anniversario dell’Ordine dei Giornalisti. Il presidente della Repubblica e l’allora ministro Cancellieri erano concordi nel puntare su una soluzione: blocco dei pubblicisti in favore della nascita di professionisti che accedano alla professione solo dopo aver studiato e conseguito una serie di referenze. In poche parole, selezione e lotta al precariato. Tutte chiacchiere. Intanto, sul web avanza il parassitismo. Continueremo a scrivere articoli sapendo che sono anche per gli altri. Continueremo sapendo che, se tutti quelli che copiano dovessero pagare, saremmo ricchi. Invece, le nostre venti telefonate ad articolo, la nostra benzina e le nostre auto di seconda mano dovremo continuare a pagarcele da soli.
Gaetano Gorgoni