LECCE – Interrompe il proprio turno di lavoro per qualche minuto per parlare con un’amica e fotocopiarle subito dopo un documento. Un dipendente in servizio nel Palazzo di Giustizia è così finito sotto inchiesta. L’accusa ipotizzata è di interruzione di pubblico servizio. Un fascicolo d’indagine è stato aperto già da alcuni mesi. Il nome dell’impiegato è ancora coperto dal segreto istruttorio. La Procura ha avviato i dovuti riscontri per accertare con esattezza come si siano sviluppati i fatti. Non è escluso che il magistrato inquirente possa chiedere una proroga delle indagini.
L’inchiesta è stata avviata quest’estate ed esattamente nel mese di luglio. Il dipendente, in servizio presso la Procura ordinaria, riceve la visita di un’amica e dopo aver scambiato qualche chiacchiera si offre di fotocopiarle un documento personale che serviva per presentare una domanda in Tribunale. L’impiegato raggiunge il corridoio del piano su cui presta servizio e fotocopia il documento. Un’“assenza” dal posto di lavoro di qualche minuto. Quei movimenti, però, non sfuggono ad un magistrato che chiede l’immediato intervento di un carabiniere in servizio in Tribunale. Il militare, così come prevede la prassi, avvicina il dipendente e procede con l’identificazione. Scatta così la denuncia. Nel frattempo la donna viene ascoltata a lungo nella stanza del magistrato per ricostruire cosa sia effettivamente accaduto in quei minuti. Le sue dichiarazioni vengono messe a verbale.
Nel frattempo, nei confronti del dipendente è stato aperto un procedimento disciplinare. E nei prossimi giorni verrà convocato dal direttore per essere ascoltato. In quell’occasione l’indagato potrà fornire la propria versione sull’accaduto in attesa che gli accertamenti investigativi giungano al capolinea con una eventuale richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione per questo presunto caso di interruzione del proprio lavoro segnalato nei corridoi del Palazzo di Giustizia.
Francesco Oliva