LECCE – È vero che il Comune di Lecce ha le casse sempre più vuote a causa dei tagli centrali e di altri guai del passato, ma l’idea di consultare un avvocato per «fare la festa» a tutti quei giornali che sguazzarono dentro il clima di sospetto, per la vicenda dell’operazione Augusta del 2011, all’opposizione è sembrata eccessiva. Effettivamente qualcuno esagerò. Ora la giunta Perrone ha deciso di chiedere il conto: ha dato mandato all’avvocato Roberto de Matteis «per verificare se sia possibile chiedere il risarcimento in sede civile a tutti i media che si siano resi responsabili di un danno all’immagine del Comune di Lecce». Sono passati 4 anni, ma non la possibilità di farla pagare a tutti i giornalisti colpevoli di aver cavalcato l’onda del sospetto. In quel periodo teneva banco il dibattito nazionale sulla necessità di imporre ai politici il test antidroga, per capire se le leggi fossero analizzate e votate da lucidi o sotto l’effetto di droghe. Un sospetto fondato, visto che alcune leggi, votate dal Parlamento, sembrano fatte coi piedi. Ma, a parte l’ironia, a Lecce la questione fu vissuta in maniera molto pesante, specialmente da alcuni consiglieri e assessori che si sentivano additati, senza una vera motivazione.
In Parlamento, invece, i casi di politici trovati in possesso di coca si sono verificati davvero. Nel Comune di Lecce, al contrario di quello che è accaduto a Roma, non c’è stato mai nessun politico pizzicato con la coca. In quel periodo, però, alcune dichiarazioni al vetriolo di Adriana Poli Bortone e l’idea lanciata da alcuni consiglieri di fare il test antidroga, diedero fuoco alle polveri, facendo sbizzarrire i media in un clima di sospetto sempre più crescente. Fu costretto a intervenire Cataldo Motta per spiegare che tutto quel clima che si era venuto a creare era infondato, perché non c’era alcun elemento, prova o altro che potesse far cadere ombre su Palazzo Carafa. Insomma, tanti sospetti senza che ci fosse nulla di concreto. Forse qualche collega avrà violato la regole deontologiche, con sottintesi sapienti e sospetti privi di documentazione: tutto quello che la sentenza decalogo, pronunciata dalla Cassazione nel 1984, vieta a chi svolge questa professione. Il giornalista, del resto, ha sempre un obbligo di chiarezza verso il lettore. Però sono passati quattro anni e ormai si tratta di cose finite nel dimenticatoio.
Secondo le opposizioni, l’iniziativa del sindaco di Lecce è anacronistica, inopportuna e insensata, anche perché impegna risorse pubbliche per una questione troppo vecchia. La sinistra protesta, con il suo capogruppo, Paolo Foresio: «È assurda ed incomprensibile la ratio di questa delibera, è la conferma che abbiamo una giunta lontana mille miglia dai problemi reali della città. Con tante emergenze che purtroppo ci sono e che vengono fuori ogni giorno, si utilizzano ancora una volta soldi pubblici per una vicenda che risale a quattro anni fa e che i più avevano dimenticato. Perchè il sindaco dopo tutto questo tempo ritiene di dover difendere l’immagine della città? Attendiamo risposta. Come pure vorrei capire che senso ha verificare che ci sia stato un comportamento deontologicamente corretto da parte degli organi di informazione. E cos’è diventato Perrone il presidente dell’ordine dei giornalisti? Mi pare che stiamo un po’ esagerando. Mi auguro che il primo cittadino ci ripensi, perchè questa sua ultima infelice iniziativa sembra tanto un tentativo di mettere un bavaglio alla stampa».
Anche l’Udc del professore Luigi Melica ritiene la delibera di giunta insensata: «Il Sindaco continua – devo dire inaspettatamente anche a chi scrive – a rispolverare questioni non all’ordine del giorno, cadute da tempo nel dimenticatoio, per lanciare strali a 360 gradi. L’altro ieri aveva rispolverato la questione delle assegnazioni delle case parcheggio istituendo una commissione di indagine utile solo a permettergli di affermare, quando la scoppierà la tempesta, che lui non c’entra nulla ed anzi ha cooperato a reprimere le eventuali illegittimità. Ieri, invece, rispolvera una questione addirittura vecchia di anni, annunciando di avere dato mandato ad un legale esterno per verificare se esiste la possibilità di chiedere i danni alla stampa per i resoconti riportati a margine dell’indagine Augusta del 2011. Che dire: esprimo la mia più viva solidarietà agli operatori della stampa ed a tutti i media. Ma cosa vuole ottenere il Sindaco attraverso un’azione che nessuno legge come fine a se stessa? Forse mettere la museruola alla stampa? E perché? Di cosa si duole, il Sindaco, con la stampa? Di ciò che essa resoconta oggi, o, forse, ed ancora una volta, di ciò che potrebbe resocontare domani se, come sembra, le nubi si addenseranno sul Comune? Chi può saperlo. Di certezza ce ne è una sola: il Sindaco è sempre più lontano dai problemi dei cittadini, sembra pensare ad altro e reagisce spropositatamente ai puntuali resoconti che la stampa pubblica su fatti oggettivi dove lo stesso Sindaco è sempre più indifendibile. Caro Perrone, la stampa fa il suo lavoro: resoconta. E se la città è sporca, la stampa, prima o poi deve dirlo, trattandosi, non già di una critica, ma di un oggettivo resoconto; allo stesso modo, se il Sindaco dice che Lecce ha preso tre voti nella competizione sulla capitale europea della cultura ed invece ne ha presi 0, la stampa, che resoconta, deve svelare la bugia. Null’altro. Ed è forse di questo di cui il Sindaco si duole».
Garcin