GALATINA – Cinque compagnie assicurative chiedono un maxi risarcimento per la presunta truffa con i falsi incidenti compiuta da una cricca smantellata con l’operazione “Micosca”.
La Unipol, la Helvetia, l’Allianz, la Toro e la Fondiaria si sono costituite parte civile dinanzi al gup Antonia Martalò.
ECCEZIONI SOLLEVATE – Nel corso dell’udienza preliminare sono state sollevate tre eccezioni preliminari: la procura speciale di alcune compagnie è stata ritenuta generica perché non specificava per quali reati si dovesse produrre querela. E’ stato infatti evidenziato un difetto di querela e tutti i reati perseguibili a querela di parte andrebbero quindi eliminati dalla richiesta di costituzione di parte civile. La seconda è stata sollevata dall’avvocato Luigi Corvaglia. Il penalista ha contestato l’utilizzabilità degli atti depositati dall’ispettore dell’agenzia di assicurazione che ha ascoltato le conversazioni di uno degli avvocati imputati registrate su alcune bobine. Quelle intercettazioni, secondo la difesa, si devono ritenere a tutti gli effetti delle indagini difensive che non sono state fatte secondo le forme di legge. La terza questione ha riguardato le proroghe. Il pubblico ministero Antonio Negro, titolare del fascicolo, dopo i primi sei mesi d’indagini avrebbe infatti avanzato tardivamente per alcune persone la richiesta di proroga e quindi tutti gli atti d’indagini fatti successivamente si devono ritenere inutilizzabili. Il gup Martalò scioglierà le riserve il prossimo 17 novembre. Quel giorno verranno anche avanzate le richieste di rito alternativo per i 70 imputati.
L’INDAGINE – Nell’inchiesta compaiono i nomi di medici, avvocati, professionisti, periti assicurativi e semplici cittadini. L’operazione, ribattezzata “Micosca”, scoperchiò a dicembre scorso un vorticoso volume di affari attraverso l’organizzazione di falsi sinistri. Il vaso di Pandora venne scoperchiato dopo anni di indagini che fecero luce su almeno 37 falsi incidenti stradali organizzati per poter incassare i risarcimenti da parte di alcune compagnie assicurative. Ai domiciliari finirono dodici persone poi scarcerate dal Riesame. Ognuno aveva un ruolo ben definito. L’input sarebbe giunto direttamente dai due liquidatori che, anziché tutelare la propria compagnia assicurativa, avrebbero oliato gli ingranaggi della truffa favorendo il buon esito delle frodi liquidando i falsi incidenti stradali con la compiacenza di toghe e camici bianchi.
F.Oli.