SALVE (Lecce) – Si chiude con due condanne ed un’assoluzione il processo a carico del direttore e di due dipendenti dell’ufficio postale di Salve per un giro di banconote false da cento euro. Il giudice monocratico della seconda sezione penale Maria Pia Verderosa ha condannato a due anni di reclusione Sigilfrido Urso, 56 anni, di Salve e Fernando Cosimo Greco, 65, di Morciano di Leuca con l’accusa di spendita di monete false (articolo 455 del codice penale). Il giudice ha inasprito le richieste del vpo (vice procuratore ordinario) che aveva sollecitato per i due imputati rispettivamente 6 e 5 mesi di reclusione. E’ stato invece assolto Antonio De Pascali, 58, di Alessano, direttore dell’ufficio postale. Era accusato di favoreggiamento personale.
Secondo l’impianto accusatorio, i due dipendenti avrebbero fatto “girare” banconote false consegnandole a ignari clienti che raggiungevano l’ ufficio postale del piccolo paesino del Capo di Leuca. Gli episodi contestati erano complessivamente tredici e si sarebbero consumati tra il 3 ed il 7 gennaio del 2008. Il primo giorno, in cui cominciarono a circolare i “biglietti” apparentemente regolari, i due dipendenti avrebbero consegnato una sola banconota contraffatta.
Già il giorno dopo il giro si sarebbe fatto più consistente. Furono ben 37 i “cento euro” falsi e per complessivi 11 clienti raggirati. Nei giorni 5 e 7 gennaio, infine, nelle mani di altre due persone sarebbe sfilata una banconota da 100 euro contraffatta. I legali dei due imputati hanno cercato di demolire l’impianto accusatorio. In sede di discussione con una puntuale arringa difensiva, gli avvocati Stefano Prontera (per conto di Urso) e Antonio Casarano (per Greco) hanno sottolineato la mancanza del dolo nelle azioni “truffaldine” dei propri assistiti.
Sia Urso che Greco sarebbero stati sempre all’oscuro sulla circolazione di queste banconote che si erano insinuate nell’ufficio postale con versamenti ignoti dei quali i due imputati non avevano contezza. Inoltre, così come sostenuto dai legali, entrambi i dipendenti, per il ruolo svolto, non erano dotati dei macchinari idonei per distinguere le banconote originali da quelle false. Se ne riparlerà in Appello.
Francesco Oliva