UGENTO (Lecce) – Otto anni di reclusione per il ferimento del 23enne di Gemini Vincenzo Coi gambizzato in un bar di Torre San Giovanni il 14 settembre di un anno fa. La richiesta di condanna in abbreviato è stata invocata dal pubblico ministero Francesca Miglietta nei confronti del 33enne di Gemini Francesco Romano attualmente detenuto. Le accuse: lesioni personali aggravate e detenzione di armi. Un anno di reclusione, invece, è stato sollecitato per Luigi Molle, 28enne di Ugento, per favoreggiamento. Quest’ultimo avrebbe rallentato le indagini avviate per identificare il feritore nonostante si trovasse all’interno del bar e conoscesse l’autore della gambizzazione.
“Il ferimento si deve ricollegare ad attività illecite” ha precisato il pm nella sua puntuale requisitoria. Eppure il movente preciso non è mai stato accertato nonostante imputato e vittima siano finiti a lungo sotto intercettazione. Dalle indagini, però, è emerso che le armi ritrovate in casa di Romano sarebbero state ricevute da un elemento già affiliato alla Sacra Corona Unita e del quale – secondo gli investigatori – Romano ne avrebbe raccolto l’eredità.
La sparatoria si verificò in un bar a pochi metri di distanza dal corso principale di Torre San Giovanni (marina di Ugento). A volto scoperto Romano entrò nell’attività in cui si trovava Coi e puntò la pistola all’altezza delle gambe del suo “rivale” aprendo il fuoco. Dopo aver esploso quattro colpi Romano si allontanò. Una sequenza immortalata dalle immagini delle telecamere a circuito chiuso.
Coi venne trasportato presso l’ospedale di Tricase dove fu sottoposto ad in intervento chirurgico. Il referto definitivo riportava: “frattura incompleta della diafisi del femore e una grave lesione prossimale del nervo spe (sciatico popliteo esterno) con ricca denervazione in atto e assenza di attività volontaria nel tibiale anteriore e gastrocnemio mediale destro” che hanno causato a Coi l’indebolimento permanente dell’organo della deambulazione.
Romano finì in manette dopo un’indagine lampo condotta dai carabinieri della Compagnia di Casarano. Con la successiva perquisizione in casa di Romano i militari trovarono pistole, munizioni e quasi un chilo di tritolo. Nel corso dell’udienza di convalida il responsabile del ferimento confessò al gip (giudice per le indagini preliminari) di aver sparato ma di non aver mai avuto l’intenzione di uccidere. Aprì il fuoco per “vendicare” un battibecco avuto in precedenza all’esterno del bar per motivi personali con la vittima. Inizialmente Romano era accusato di tentato omicidio.
Successivamente, il Tribunale del Riesame riqualificò il reato in lesioni personali aggravate proprio come contenuto nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Un terzo imputato, Dennys Kovac, 22enne di Ugento, ha scelto di essere giudicato in ordinario sempre per il reato di favoreggiamento. Il processo è iniziato a settembre dinanzi ai giudici della seconda sezione penale. La persona offesa non si è costituita parte civile ed era assistita da Giovanni Cretì. Molle è assistito dall’avvocato Alberto Ghezzi. Il legale ha cercato di smontare la tesi accusatoria in circa un’ora di discussione evidenziando come Molle non poteva risalire all’identità dello sparatore perchè si trovava rivolto verso il bancone e l’ingresso da dove è entrato lo sparatore era alle sue spalle. E Molle sarebbe stato trascinato per terra proprio da Kovac (che si avvede di Romano). Così non avrebbe potuto avere il tempo di vedere chi era alle sue spalle il feritore. Inoltre, l’imputato viene ascoltato dai carabinieri dopo quattro ore dal fatto E per il legale, i carabinieri non avrebbero rivolto la domanda chi fosse il sparatore perchè già lo sapevano. La discussione dell’avvocato Elvia Belmonte, legale di Romano, è prevista per il 25 gennaio quando il gup Simona Panzera si chiuderà in camera di consiglio.
F.Oli.