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Duplice omicidio, invocato l’ergastolo anche per Franz Occhineri

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IMG_3195LECCE – “Occhineri, lei se lo ricorderà quel discorso informale del 4 maggio alla presenza dei carabinieri nella campagna di Monticelli quando le dissi di avere un atteggiamento leale verso le indagini, di raccontare cosa sapeva perché ne avremmo tenuto conto. E lei mi rispose che non sapeva nulla. Salvo mesi dopo confessare di aver portato i cadaveri in una cisterna. Lei, quel giorno era lì”. Il sostituto procuratore Giuseppe Capoccia, dopo oltre un’ora di requisitoria, volge lo sguardo verso la gabbia, guarda per la prima volta Franz Occhineri e conclude il suo intervento rivolgendosi verso la Corte.

“Per questa sua protervia mi convince con tranquillità a considerarla responsabile dell’omicidio di Luca Greco e Massimiliano Marino e chiedo che venga condannato alla pena dell’ergastolo”. La richiesta del carcere a vita arriva poco dopo le 11,30 nell’aula di Corte d’Assise. Chiara e sinistra la parola ergastolo rimbomba in aula. Per la pubblica accusa, il 36enne di Campi Salentina si trovava sul luogo del duplice omicidio quando il 10 marzo di due anni fa vennero brutalmente uccisi Luca Greco e Massimiliano Marino, rispettivamente di 38 e 34 anni, residenti a Campi Salentina e San Donaci.

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Il sostituto procuratore Giuseppe Capoccia in aula

Contraddizioni, intercettazioni, false dichiarazioni, un alibi inverosimile, celle telefoniche. La pubblica accusa ha ricostruito quanto accaduto in quella campagna alla periferia di Campi e ha chiesto l’ergastolo per il terzo imputato. Già mesi fa il carcere a vita è stato inflitto in abbreviato all’omicida reo confesso Mino Perrino, di 37 anni e al complice Francesco Cippone, 36, entrambi di Campi Salentina. Secondo il teorema accusatorio, Occhineri avrebbe partecipato ad una duplice efferata esecuzione per presunte avances rivolte da Manca alla compagna di Perrino nonché ex moglie di Occhineri dalla quale ha avuto anche un figlio.

Un movente ritenuto inverosimile dal sostituto procuratore Giuseppe Capoccia. Così come ribadito in aula anche oggi: “E’ una causale falsa. La donna viene utilizzata e strumentalizzata per giustificare l’omicidio di due ragazzi. Non è quello il movente. Suo marito e i suoi complici non hanno trovato di meglio che immolare la donna per i loro sporchi traffici cercando di ammantare di onore un duplice omicidio che ha ben altri causali esponendo la giovane madre ai fin troppi facili commenti di un paese. Il movente era ben altro e coinvolgeva tutti perché il primo ad essere massacrato è stato Luca Greco che la moglie di Perrino a malapena conosceva. Gli imputati ci hanno detto di averlo fatto, ci hanno fatto ritrovare le armi, i cadaveri ma alla domanda perché: hanno balbettato, hanno detto frasi banali. Anche perché neppure Indiana Jones avrebbe potuto accoltellare poi sparare da solo. Quella mattanza ha visto in azione certamente più persone”.

“Sono aspetti che, senza una testimonianza, rimarranno oscuri”. Ben chiare, invece, sarebbero le responsabilità di Occhineri. Secondo la ricostruzione il 36enne si sarebbe recato in contrada Monticelli con Perrino. E avrebbe mentito quando ha raccontato di aver visto ritornare l’amico con le mani e i pantaloni sporchi di sangue.

“Quell’immagine è vera”, ha precisato il sostituto procuratore, “ma è di Perrino non appena aveva finito la mattanza perché Occhineri era presente e aveva preso in qualche modo parte al duplice omicidio”. “E’ inverosimile”, ha commentato in aula il magistrato, “che Perrino si metta ad andare in giro per Campi con la maglia sporca di sangue in pieno giorno e di domenica. A “Monticelli” c’era un impianto di irrigazione e l’omicida avrebbe potuto tranquillamente lavarsi le mani”. Non reggerebbe neppure l’alibi di aver atteso i suoi amici a casa di Perrino.

“Ne abbiamo una evidente traccia dello stesso Occhineri contenuta in un verbale ha spiegato Capoccia quando dichiara: “Rimasi da solo a casa di Perrino per circa un’ora durante la quale mi sono recato in una stazione di servizio per prendere le sigarette rientrando subito a casa di Perrino attendendo il rientro dei miei amici. Infine la chiosa finale: “Occhineri avrebbe anche potuto in un impeto d’orgoglio mostrare onestà verso la madre di suo figlio, evitarle il fango. Avrebbe potuto ammettere le sue incongruenze note da due anni, gli spostamenti. Ma lui è rimasto in silenzio rispetto ai dati oggettivi raccolti. Non ci ha provato neppure a raccontare una storia inverosimile”.

Subito dopo la requisitoria i giudici della Corte d’Assise (Presidente Roberto Tanisi, a latere Francesca Mariano) hanno aggiornato l’istruttoria al prossimo 14 gennaio, quando in aula discuteranno gli avvocati Elvia Belmonte (per i familiari di Greco) e Giuseppe Lefons (per i parenti di Marino) e l’avvocato Antonio Savoia, legale dell’imputato. La Corte si chiuderà in camera di consiglio sette giorni dopo.

Francesco Oliva


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