SERRANO (CARPIGNANO SALENTINO) LECCE – Non fu un’estorsione alla titolare della pizzeria in cui lavorava ma esercizio arbitrario delle proprie ragioni e per un difetto di querela la sentenza di condanna viene ribaltata in Appello. Corrado Cecilia, 48enne di Serrano, frazione di Carpignano Salentino, è stato così assolto dopo aver incassato 3 anni e 6 mesi in primo grado. Il verdetto è stato emesso dai giudici di secondo grado (Presidente Vincenzo Scardia) che hanno così rigettato la richiesta del vice procuratore aggiunto Nicola D’Amato che aveva sollecitato la conferma della sentenza emessa due anni fa. In attesa del deposito delle motivazioni si può ritenere che i giudici abbiano accolto la tesi dell’avvocato Dimitry Conte.
Il legale di Cecilia ha sostenuto come l’imputato avanzava effettivamente i soldi dalla donna: un prestito di 15 mila euro che il dipendente aveva fatto alla sua datrice di lavoro per ristrutturare il locale. Non si poteva quindi ipotizzare l’accusa di estorsione ma di esercizio arbitrario delle proprie ragioni (articolo 393 del codice penale) perché Cecilia avrebbe utilizzato dei modi spicci per ritornare in possesso di una quota di denaro che gli spettava di diritto. E siccome anche per questo reato si procede con una querela di parte che non era stata presentata l’imputato doveva essere mandato assolto così come effettivamente stabilito dai giudici.
Secondo le indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Maglie, Cecilia avrebbe invece estorto del denaro alla titolare del ristorante in cui lavorava come cameriere spacciandosi per l’emissario di una fantomatica banda di taglieggiatori baresi. In caso di rifiuto avrebbero incendiato il locale e fatto del male ai suoi familiari. Cecilia venne anche arrestato nel febbraio di due anni fa mentre intascava l’ultima rata del pizzo da 15 mila euro.
Gli episodi di taglieggiamento vennero a galla con una denuncia sporta dalla titolare del ristorante che sorge sempre a Serrano con cui raccontava di essere finita nella tenaglia di una banda di aguzzini. La donna, di fronte al rischio di veder andare letteralmente in fumo la sua attività, avrebbe consegnato al suo dipendente la somma di 6 mila e 500 euro. A febbraio, arrivò, poi la richiesta dell’ultima rata da pagare: ben 15 mila euro. I carabinieri organizzarono la trappola per bloccare il presunto aguzzino predisponendo un servizio di osservazione nelle immediate vicinanze dell’abitazione di Cecilia, luogo prescelto per compiere lo scambio. Il dipendente venne così arrestato in flagranza di reato. Ora Cecilia si è trasferito con la sua famiglia in Germania dove ha trovato lavoro. La titolare della pizzeria si era costituita parte civile con l’avvocato Giulio Insalata.
F.Oli.