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Salvemini: «Il Comune ha dimenticato che c’è un vincolo su Palazzo delle Poste»

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Politica_salvemini 8 mos (2)LECCE – Lunedì prossimo arriva in Consiglio comunale la delibera relativa all’intervento di ristrutturazione e recupero del Palazzo delle Poste. Un provvedimento importante, all’interno dell’area antica di Lecce di fronte al Castello, dall’iter travagliato e che giunge al voto dell’aula dopo lunghe e animate discussioni in commissione; aventi come obiettivo quello di consegnare alla città il miglior progetto possibile all’interno del procedimento più trasparente e lineare. «Siamo infatti in presenza – per la prima volta a Lecce – dell’applicazione del nuovo art. 16 del Testo unico dell’edilizia come modificato dallo Sblocca Italia – spiega il consigliere comunale di Lecce Città Pubblica, Carlo Salvemini -che prevede varianti in deroga allo strumento urbanistico purché ne sia motivato l’interesse pubblico e venga garantito alle casse comunali adeguato plusvalore finanziario in aggiunta agli oneri previsti. Siamo infatti in presenza di un un intervento architettonico su un bene storico aventi più di 70 anni da poco ceduto ad un privato in un’area prospiciente il castello di Carlo V e che prevede la realizzazione di abitazioni lì dove c’erano uffici. Una concomitanza di situazioni che hanno imposto alla commissione urbanistica un supplemento di analisi, di studio, di confronti, di dibattito. Al quale non ho mancato di offrire il mio contributo.

Animato da questo spirito questa mattina mi sono recato presso la Soprintendenza di Lecce per un approfondimento ulteriore. Ed esaminando il fascicolo relativo all’area del Castello ho avuto modo di scoprire che esiste un vincolo indiretto sul Palazzo delle Poste. Che non è stato sorprendemente recepito – cosi come previsto dal codice dei beni culturali (art. 45 comma 2) – dal PRG vigente.  Col quale vengono imposte particolari prescrizioni nei confronti dell’immobile: su tutti l’esame preventivo da parte della stessa Soprintendenza di eventuali progetti di trasformazione o manutenzione. Nella delibera non c’è riferimento al vincolo. Nella delibera non è richiamato l’esistenza dell’obbligatario parere. Ho prontamente informato di questa novità il dirigente del settore urbanistica, architetto Maniglio. Per invitarlo a svolgere un supplemento d’analisi al fine di incardinare la delibera – sulla quale non mancano tuttora elementi di perplessità legati alla determinazione del plusvalore che il privato deve versare al comune – all’interno di una robusta cornice di legittimità. A garanzia degli uffici, del consiglio comunale, del privato. Lunedì in aula verificheremo forme e modi per correggere il provvedimento, evidentemente oggi incompleto di un elemento non accessorio, ma importante. Fa pensare che dell’esistenza di un vincolo indiretto sul Palazzo delle Poste si sia dovuto fare carico un consigliere comunale e che e non gli uffici. Un provvedimento del 1983 non è stato riportato nelle tavole del PRG del 1989 e in quelle del PUG attuale. Una lacuna grave alla quale occorre rimediare. Un lusso che una città d’arte come la nostra non può permettersi»


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