VEGLIE (Lecce) – Ha respinto le accuse allontanando da sé il sospetto di aver avuto un ruolo di mediatore nella trattativa per un’estorsione compiuta con la tecnica del cavallo di ritorno e ha parlato di un “complotto politico” tramato alle sue spalle.
Giuseppe Landolfo si è difeso per un’ora nella caserma dei carabinieri di Campi Salentina dove è stato sentito nell’ambito dell’indagine culminata negli arresti di Gabriele Salvatore Ingusci, 35 anni, di Boncore, e Leonardo Fasiello, 42 anni, di Avetrana.
Landolfo, consigliere di minoranza di Veglie e presidente dell’oleificio cooperativo, risponde di favoreggiamento nell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Carmen Ruggiero. Il politico è accusato di aver suggerito ad una delle vittime di pagare riferendo un messaggio minatorio.
In sede di interrogatorio, però, Landolfo ha respinto tutte le accuse. “Abbiamo chiarito la situazione” dichiara al telefono, “è stata la vittima a confidarsi con me, raccontandomi dei furti che aveva subito. Mi ha poi accennato alle richieste che gli erano state fatte, io a quel punto gli ho detto che c’erano solo due alternative: denunciare i fatti alle autorità competenti o sottomettersi. Per quanto riguarda il messaggio minatorio, non ho mai riferito nulla”.
Sul perché del suo coinvolgimento in questa brutta storia poi Landolfo ha fornito la sua spiegazione: “Si è trattato di una vendetta politica. La persona che mi ha accusato di avergli consigliato di pagare un tempo mi era molto vicina, ma poi ha scelto di cambiare sponda politica. Per di più voleva candidarsi come presidente dell’oleificio: proprio sabato scorso si sono tenute le nuove elezioni, ed io sono stato confermato con il 99 per cento dei consensi”. Landolfo è difeso dall’avvocato Paolo Spalluto.
F.Oli.