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Barbatelle, tra una settimana potrebbero essere sbloccate le vendite all’estero

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imageOTRANTO – Valgono 20 milioni di euro le barbatelle idruntine: a Otranto sorge la seconda azienda in Italia per produzione. Qualcuno, però, ha pensato di inserirle nella lista A1 della EPPO: in pratica una lista nera per evitare il commercio estero.

Una vera mazzata per un comparto che dà lavoro a oltre 600 lavoratori nella zona di Otranto. L’Europa ha giocato un brutto scherzo all’economia salentina è ha bloccato le esportazioni di un prodotto, senza le prove che fosse infetto: poi, sono arrivati anche i test che hanno confermato l’immunità della vite dalla xylella fastidiosa e, quindi, lo sfregio gratuito motivato solo dal panico.

Le barbatelle sono delle piante di vite innestate che hanno arricchito la zona di Otranto. Per fortuna, ci sono buone notizie all’orizzonte: il 22 3 23 di ottobre si riunirà la Commissione fitosanitaria e probabilmente prenderà la decisione di depennare le barbatelle dalla lista dei prodotti che l’Europa ritiene non commerciabili per evitare la diffusione della xylella.image

«Ora che c’è la certezza che la xylella fastidiosa non aggredisce le viti e altre piante, ho avuto rassicurazioni dal commissario Andriukaitis, che tutto procederà velocemente verso lo sblocco del commercio delle barbatelle» – annuncia Paolo De Castro, europarlamentare presidente della Commissione Agricoltura.

Intanto, circola voce che il blocco delle barbatelle  così prolungato sia dovuto anche a una mancanza di fiducia dell’Europa, che non ha gradito i troppi intoppi nell’applicazione delle eradicazioni degli ultivi. 

Mercoledì prossimo si terrà una manifestazione degli addetti ai lavori in Prefettura: sono già stati organizzati i pullman. Ci sono troppe famiglie che vivono bene grazie al commercio delle barbatelle e il blocco senza evidenze scientifiche è stato vissuto dai lavoratori come un’ingiustizia insensata. «Questa vicenda è scandalosa, perché avrebbero già dovuto depennarle dalla lista nera e avrebbero dovuto consentirne la vendita  all’estero, come sempre, proprio perché non è mai stata dimostrata l’infezione di xylella fastidiosa – spiega l’agronomo e consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Cristian Casili –  Il batterio non ha più confini e, quindi, perseverare su misure di controllo e contenimento è inutile e dannoso». 

Gaetano Gorgoni

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