LECCE – Un agente della polizia penitenziaria al soldo del clan Nisi. L’ennesimo retroscena viene svelato ancora una volta dal collaboratore di giustizia Gioele Greco nel memoriale depositato giorni fa nel processo di primo grado ribattezzato “Network”.
La presunta divisa sporca avrebbe dovuto recapitare una lettera scritta dal 28enne leccese e indirizzata al boss Roberto Nisi detenuto a Borgo “San Nicola” poi sequestrata il 19 marzo di due anni fa. Scrive nel suo memoriale di 19 pagine Greco: “la lettera non avrebbe dovuto superare i controlli dell’istituto penitenziario in quanto non la dovevo spedire con la posta ma recapitargliela tramite un appuntato della polizia penitenziaria del quale si serviva spesso per lo stesso motivo”.
Greco riporta i contatti avuti anche con un gruppo attivo su Melendugno (personaggi già coinvolti in altre inchieste) per lo smercio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente: “Successivamente lo … mi portò a Melendugno e mi presentò … nella sua azienda dove cominciai a rifornire il … di un chilo alla volta di cocaina; lui mi pagava in contanti con tutte banconote da 500 euro”.
E poi Greco ricostruisce i legami con l’organizzazione, i rapporti con gli altri sodali, i viaggi a Milano per approvvigionarsi di droga. Le trasferte nella capitale meneghina dove il clan faceva la bella vita. Il collaboratore, infatti, svela: “Portavamo in giro … a volte solo a volte con sua moglie e noi con le nostre fidanzate in giro per Milano a mangiare ai ristoranti e fare shopping nei negozi del centro”.
Il processo “Network” è ormai giunto alle battute finali. La sentenza a carico di 45 imputati era prevista per ieri ma la camera di consiglio è stata rinviata per un impedimento del giudice Annalisa De Benedictis. Nell’udienza del 19 marzo scorso il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia, Guglielmo Cataldi, aveva invocato oltre quattro secoli di carcere. Ora agli atti processuali è stato allegato anche un memoriale bis di Greco (dopo quello depositato nel processo d’Appello scaturito dell’operazione “Speed Drug”) in cui il collaboratore svela i contatti del clan con una divisa “sporca”.
F.Oli.