SAN CATALDO (Lecce) – In dieci rischiano di finire sotto processo per il furto di armi dalla sede del Corpo Forestale dello Stato di San Cataldo il 13 luglio di un anno fa. L’udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 11 novembre dinanzi al gup Michele Toriello. In pochi mesi, l’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Massimiliano Carducci, si è allargata ravvisando presunte complicità e responsabilità su più livelli investendo anche rappresentanti dell’Arma. Dagli atti dell’inchiesta, la “divisa sporca” viene identificata con l’appuntato Fernando Aronne, 52 anni, di Nardò, all’epoca dei fatti in servizio presso la stazione dei carabinieri di Porto Cesareo. Insieme al militare dinanzi al gup dovranno comparire anche: Antonio Boris Arcati, 35, di Leverano; Angelo Buccarella, 45, di Porto Cesareo; Ermanno Bianco, 42, di Porto Cesareo; Salvatore Conte, 48, di Leverano; Kristian Rocchino Torsello, 38, di Porto Cesareo; Melissa Romano, 37, di Porto Cesareo; Roberto Napoletano, 29, di Squinzano; Gianni Semeraro, 34, di Leverano; Antonio Cosimo Drazza, 34, di Copertino, per il quale l’avvocato difensore Francesca Conte ha concordato una richiesta di patteggiamento a 3 anni di reclusione con l’accusa di ricettazione di un’arma.
L’appuntato scelto, in servizio presso la caserma dei carabinieri di Porto Cesareo, è accusato di accesso abusivo a sistema informatico aggravato e corruzione per l’esercizio della funzione. Lo stesso reato è contestato a Bianco, Buccarella. I tre si sarebbero introdotti nel sistema telematico nella banca dati in uso alle Forze di Polizia accedendo così agli archivi nonostante una specifica legge vieti ogni utilizzazione per finalità diverse e la circolazione fuori dai casi espressamente indicati. Gli stessi sono accusati anche di corruzione. L’appuntato avrebbe ricevuto una giara in terracotta come ricompensa per aver chiuso un occhio nel corso di un controllo stradale quando fermò Buccarella a bordo del proprio motociclo sprovvisto della copertura assicurativa. E il militare non avrebbe elevato alcuna contravvenzione senza neppure procedere al sequestro amministrativo del mezzo.
Nuove accuse sono contestate a Bianco ritenuto il presunto basista della banda del furto: in qualità di impiegato civile del Corpo Forestale dello Stato risponde di truffa e falso ideologico aggravati. Le indagini hanno infatti documentato come Bianco abbia falsamente autocertificato sui fogli di presenza lo svolgimento di turni di servizio tra il 4 agosto e il 14 settembre di un anno fa. Un totale di 99 ore mai effettuate o svolte solo in parte. In ogni caso sufficienti per indurre l’Ente Pubblico a contabilizzare per intero i relativi emolumenti e a corrispondere la somma non dovuta di 928 euro.
Tali accuse impreziosiscono il lavoro dei carabinieri del Nucleo Investigativo e si sommano ai reati contestati ad alcuni degli indagati (Arcati, Bianco, Conte e Buccarella) per il furto delle armi: due mitragliatori Beretta M12, circa 200 munizioni, un giubbotto antiproiettile e altro materiale. Il collegio difensivo è completato dagli avvocati Giancarlo Dei Lazzaretti, Stefano Prontera, Giuseppe Romano, Cosimo D’Agostino, Elvia Belmonte, Giuseppe Bonsegna, Antonio Savoia, Luigi Rella e Pantaleo Cannoletta.
F.Oli.