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Offensiva contro le discariche, la Procura chiude due indagini

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Foto repertorio

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La Procura avvia l’offensiva contro le discariche abusive che disseminano e, troppo spesso, deturpano il paesaggio del Salento. Un pugno nello stomaco per turisti e per chi vive il Salento tutto l’anno. Nei giorni scorsi il sostituto procuratore Paola Guglielmi ha chiuso le indagini relativamente a due discariche scoperte dagli investigatori.

Nei guai, in un caso, è finito il legale rappresentante di una ditta. Nel secondo, invece, oltre al legale rappresentante e agli amministratori di fatto di una ditta tra gli indagati compare anche il legale rappresentante di una seconda società.

Andiamo con ordine. Nel primo caso l’avviso di chiusa inchiesta (che non coincide con un verdetto di colpevolezza anticipato) è stato notificato a Martino Lacatena, 51 anni di Melissano, legale rappresentante della Gialplast srl. Le indagini, che si sono avvalse di una consulenza dell’ingegnere Mauro Sanna, hanno accertato come due anni fa all’interno dell’impianto di recupero e smaltimento di rifiuti urbani e in un impianto destinato a centro di raccolto di rifiuti solidi urbani nei quali si effettuavano operazioni relative ad ingenti quantitativi di rifiuti anche pericolosi (oltre 11mila chili nel primo impianto e circa 2mila nel secondo impianto).

Il tutto in violazione della normativa in materia poiché l’operazione di recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi non può essere effettuata senza apparati e macchinari idonei all’effettivo recupero. Inoltre l’attività di raggruppamento, selezione, cernita, separazione e riduzione volumetrica dei rifiuti urbani non sarebbe stata annotata nel registro di carico e scarico non consentendo la tracciabilità dei rifiuti gestiti.

Non solo. Secondo le risultanze della Procura, l’attività di messa in riserva di rifiuti per sottoporli ad altre operazioni avrebbe riguardato rifiuti per cui tale operazione non è consentita. Inoltre il centro di raccolta sarebbe risultato privo dell’autorizzazione della Provincia di Lecce necessaria in quanto l’impianto raccoglie rifiuti provenienti da 16 comuni.

Nel secondo caso l’avviso di conclusione è stato notificato a Filomena Orlando 33 anni, legale rappresentante della Ecosudmetalli con sede a Ruffano; Antonio Orlando, 61, di Ruffano; Luca Orlando, 28, in qualità di soci e amministratori. Gli indagati avrebbero gestito un impianto per il recupero di rifiuti non pericolosi ovvero metalli tramite messa in riserva con iscrizione nel Registro Provinciale Utilizzatori Rifiuti in realtà svolgendo attività in violazione delle norme.

La società sarebbe risultata priva dell’autorizzazione per le operazioni di scambio di rifiuti per sottoporli ad una operazione di cernita, frammentazione, compattazione, triturazione ed altre operazioni diverse dalla messa in riserva. Inoltre la società non avrebbe effettuato alcuna caratterizzazione esaustiva dei rifiuti (in entrata ed in uscita) assegnando codici Cer di rifiuti speciali non pericolosi. Inoltre la ditta avrebbe ricevuto cavi elettrici ed estintori in polvere da considerarsi rifiuti pericolosi catalogandoli con codice errato poiché la ditta non era autorizzata a gestire questo tipo di rifiuti.

Nell’avviso di conclusione delle indagini compare anche Luigi Pietro Coccolo, 60 anni, di Casarano, legale rappresentante dell’omonima ditta. L’imprenditore avrebbe ceduto per 2mila e 625 euro alla Ecosudmetalli srl per lo smaltimento di 10mila e 500 chili di cavi Enel, di media tensione isolato in carta e piombo con guaina, di provenienza illecita perché di proprietà dell’Enel.

Tutto materiale che non sarebbe stato restituito alla società alla fine del contratto d’appalto. Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Bonsegna, Francesco Accoto e Alfredo Cacciapaglia.

F.Oli.


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