LECCE – Questa mattina, durante una conferenza stampa, è stato annunciato lo scioglimento del gruppo consiliare Lecce Bene Comune con Carlo Salvemini e le contestuali dimissioni dall’associazione Lecce Bene Comune dei sette soci fondatori rappresentanti di Lecce2.0dodici e Puglia Per Vendola. “Una scelta politicamente meditata – spiegano i dimissionari – non semplice, inevitabile. Che avvertiamo il dovere di spiegare a quanti ci hanno votato e seguito in questi anni”.
Le ragioni di questo addio sono facili da capire: i partiti che ruotavano attorno a Vendola sono diventati degli ectoplasmi in provincia di Lecce. Salvemini e i suoi sostenitori volevano allontanarsi dalle solite logiche di partito (e dai dissidi interni della sinistra radicale) e hanno deciso di andare avanti in autonomia. Ecco tutti i particolari spiegati in un comunicato dai protagonisti di questa storia:
Tre anni fa, sull’onda dell’esperienza delle primarie, decidemmo di avviare un progetto politico aggregando quanti si erano riconosciuti nella candidatura di Carlo Salvemini (associazioni, movimenti e partiti). Un progetto nato anche per ovviare alle condizioni di obiettiva fragilità di ciascuno dei componenti nella composizione della lista. LBC sin dall’inizio ha risentito di questa sua caratteristica costitutiva: essere a metà tra scelta convinta (rafforzare l’offerta politica alla sinistra del PD) e consapevole necessità (comporre una lista che diversamente i singoli soggetti avrebbero avuto difficoltà a proporre).
Subito dopo il voto assumemmo un duplice impegno:
1 – Non considerare la nostra una mera esperienza elettorale, come tante succedutesi in passato, ma di impegnarsi in un percorso di militanza e impegno in città fino al 2017;
2 – Assegnare a LBC un protagonismo esclusivo nella dimensione cittadina, consci delle differenti sensibilità, opzioni, priorità esistenti tra i soggetti promotori sui temi della politica generale. Una piccola cessione di sovranità che veniva richiesta a partiti che conservavano un loro profilo di protagonismo e organizzazione su scala provinciale, regionale, nazionale.
Il lavoro comune di questo triennio ha da una parte confermato, pur tra difficoltà e incomprensioni, che LBC dopo la sconfitta del 2012 ha continuato a essere protagonista nello spazio politico cittadino. Dall’altra ha ribadito la difficoltà di costruire un senso di comunità autentico tra i soci fondatori che i numerosi appuntamenti elettorali succedutisi nel triennio 2012-2015 hanno reso evidente: primarie centrosinistra 2012, elezioni politiche 2013, europee 2014, primarie regionali 2014, regionali 2015 dove ciascuno era impegnato, legittimamente, su fronti alternativi.
Non essere riusciti a definirsi e farsi riconoscere in un profilo coerente e nitido è una delle ragioni che ha vanificato gli sforzi di LBC di aggregare nuove energie e allargare gli spazi del protagonismo civico.
Non sono mancati in questi anni confronti e dissensi sul senso di questa esperienza. C’è stato chi, legittimamente, l’ha considerata un errore sin dall’inizio. Chi non ha mai nascosto le difficoltà di un percorso che, seppur contraddistinto da impegno e serietà, evidenziava limiti sul fronte dell’aggregazione e della crescita. Chi ha più volte ribadito l’urgenza dei partiti presenti di riacquistare piena e totale autonomia di iniziativa e presenza in città al fine di ribadire la necessità di una forte riconoscibilità dei simboli in previsione delle prossime amministrative. Chi ha contestato l’attività del gruppo consiliare e le iniziative assunte da LBC in questo triennio.
Abbiamo quindi avvertito l’esigenza di porre ciascuno di fronte ad un dato di realtà: considerare concluso l’esperimento di fare di LBC un soggetto politico unitario.
Da qui le nostre proposte.
– Separare le nostre strade: restituire a SEL e alla Federazione della Sinistra quella sovranità ceduta in ambito cittadino in modo da tornare ad essere protagoniste del dibattito pubblico con proprie e autonomie iniziative e affidare a LBC il compito di rappresentanza di cittadinanza senza tessera. Non è stata accolta.
– Sciogliere completamente LBC come scelta estrema di conclusione di un esperimento politico ambizioso e fragile, imploso per vicende che sono sotto gli occhi di tutti: Lecce2.0dodici è stata sciolta, Puglia per Vendola non esiste più, SEL sta decidendo del suo futuro, la Federazione della Sinistra s’è separata, alle nazionali del 2013 e alle regionali del 2015 ci si è affrontati da avversari, come fossimo separati in casa. Non è stata accolta.
I soci fondatori riunitisi il 29 settembre hanno deciso a maggioranza (con i voti di SEL, PRC e CI) che LBC doveva essere rilanciata azzerando l’attuale coordinamento, aprendo una fase di tesseramento, aprendosi ad un protagonismo non solo cittadino, dotandosi di una sede fisica.
Una decisione formalmente legittima e politicamente cruciale che muta la natura ed il profilo di questa esperienza e di fatto esprime un giudizio non lusinghiero sul triennio trascorso. Vistici in minoranza e privi della fiducia di gran parte dei fondatori abbiamo ritenuto più opportuno rassegnare le nostre dimissioni e lasciare che l’associazione intraprenda il nuovo percorso nei modi e nelle forme decise. E così sette dei quattordici soci fondatori hanno ritenuto conclusa questa esperienza: il promotore e capogruppo di LBC Carlo Salvemini, il consigliere comunale Saverio Citraro, l’assessore regionale Sebastiano Leo, il Presidente Gabriele Molendini, Claudia De Blasi, Paola Martino e Domenico delle Side
E ORA?
Non esiste più il gruppo consiliare LecceBeneComune Con Carlo Salvemini. Seguendo le previsioni statutarie a Palazzo Carafa gli eletti si iscriveranno al gruppo misto (per costituire un gruppo diverso da quello originario sono necesseri tre consiglieri).
LecceBeneComune continuerà ad esistere ma parlerà esclusivamente a nome di SEL Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani.
Naturalmente non si interrompe il nostro impegno politico né al comune né in città. Per dare un riferimento a chi vuole continuare a spendersi per Lecce senza doversi sentire tesserato a partiti e sigle e bandiere apriamo un nuovo movimento Lecce Città Pubblica.
Siamo fieri del lavoro svolto in questo triennio – dentro e fuori il comune – pur tra difficoltà e con limitatezza di mezzi. Consapevoli dei risultati ottenuti e delle insufficienze. Motivati a non disperdere il buono che si è realizzato. E intendiamo continuare a lavorare per porre al centro del dibattito pubblico, dell’attività amministrativa ciò che consideriamo valori assenti nelle politiche odierne e passate: l’investimento sulla manutenzione, tutela, gestione dello spazio pubblico come elemento fondativo di appartenenza alla polis; la qualificazione dei servizi pubblici come diritti di cittadinanza; l’idea di un governo capace di rafforzare legami sociali e senso di comunità. Una Città Pubblica, appunto.
Lasciare LBC è ovviamente l’esito non previsto di un’esperienza nella quale abbiamo profuso tante energie, passione, impegno. Questo fatto segna un passaggio a vuoto politico con il quale fare i conti. Un’esperienza associativa – particolarissima e inedita – per potersi radicare ha bisogno di empatia, condivisione, solidarietà, collaborazione e lealtà tra i suoi protagonisti.
Non vive come i partiti di maggioranze e minoranza. Di regole e formalismi. Ma si nutre di impegno concreto, lavoro quotidiano, passione per il fare. Quando questi elementi basilari vengono meno – per le ragioni espresse – la separazione consensuale è la conclusione più degna ed inevitabile. Si chiude una fase se ne apre un’altra. Lo spazio dell’impegno per chi intende lavorare per Lecce è ampio e c’è spazio per tutti. Soprattutto per quelli che immaginano un nuovo governo in questa città.
Carlo Salvemini
Saverio Citraro
Sebastiano Leo
Gabriele Molendini
Claudia De Blasi
Nico Delle Side
Paola Martino