GALLIPOLI (Lecce) – I presunti contatti tra il clan capeggiato da Gioele Greco ed esponenti di spicco del clan Padovano sono contenuti nei verbali del 28enne leccese allegati agli atti d’indagine “Eclissi”. Greco racconta di un’estorsione consumata ai danni di un tabaccaio di Gallipoli che gestiva una tabaccheria a Lecce.
“L’estorsione fu organizzata da … il quale conosceva il proprietario del tabacchino e sapeva che qualora questi avesse ricevuto una richiesta estorsiva a Lecce si sarebbe rivolto. Effettivamente accadde quanto previsto da …. Fui contattato da … persona che io già conoscevo. Così misi in atto l’estorsione e più precisamente scrissi di mio pugno su di un foglio A4 indossando dei guanti e con l’accorgimento di non far riconoscere eventualmente la mia calligrafia, un messaggio nel quale chiedevo al tabaccaio la somma di 50 mila euro altrimenti gli avrei ammazzato tutta la famiglia…Sono a conoscenza che il titolare del tabacchino denunciò l’episodio ma non so dire se all’atto della denuncia ebbe a consegnare la lettera da me fattagli avere. Il tabaccaio, come previsto da … si rivolse a lui per chiedergli il suo intervento. … gli rispose che sarebbe intervenuto con quelli di Lecce cosa che non avvenne e fu lui a simulare che i leccesi con i quali aveva parlato gli avevano chiesto anziché 50mila euro la somma di 25mila euro. A quel punto il tabaccaio prese una somma inferiore ai 25mila euro richiestili e la consegnò a … per dargli ai leccesi nella speranza che questi si accontentassero. Non soddisfatto del denaro ricevuto, … diede incarico a … … di esplodere colpi d’arma da fuoco all’indirizzo del tabacchino”.
E poi Greco racconta di un presunto giro di estorsioni per i servizi di guardianìa gestiti dal clan Tornese. Il titolare di una nota discoteca del Salento avrebbe subìto i ricatti della criminalità con la garanzia che nel suo locale “non ci sarebbero stati problemi”. Nelle circa 300 pagine di verbali il nuovo collaboratore di giustizia ricostruisce un’aggressione all’interno della discoteca di un suo amico per mano di un buttafuori.
“Entrai e mi feci indicare il buttafuori che lo aveva schiaffeggiato per futili motivi. Al che io lo presi e … gli puntò la pistola in testa e lo costrinse a chiedere scusa a … in quella circostanza intervenne tale … responsabile dei servizi di guardianìa. Mi invitò l’indomani ad andare a Monteroni dovrei avrei dovuto incontrarmi con … per parlare e chiarire quanto accaduto…Effettivamente incontrai nella sua villa … e mi chiese quanto successo nel locale. Mi spiegò il perché di quell’incontro, ovvero che il proprietario del locale versava mensilmente somme di denaro per i detenuti del gruppo Tornese e in più era obbligato a servirsi dei servizi di guardianìa di … che lavorava per conto del clan”.
F.Oli.