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Bracciante morto nei campi, la Procura ipotizza l’accusa di caporalato

NARDO’ (Lecce) – L’accusa di caporalato irrompe nell’inchiesta sulla morte del bracciante sudanese Mohamed Abdullah.

L’ipotesi di reato è contestata nei confronti di un connazionale della vittima che avrebbe reclutato il lavoratore per conto di una ditta agricola salentina.

L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Paola Guglielmi, si sta allargando a macchia di leopardo sulla scorta delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza agli ordini del colonnello Bruno Salsano.

Lo sfruttamento nei campi pare un fenomeno per nulla debellato nonostante l’imponente operazione di alcuni anni fa ribattezzata “Sabr”. Il reclutamento di una variegata manovalanza composta spesso da disperati e migranti interessa ancora una vasta fetta del territorio salentino. E scenari inattesi si stanno delineando in questi ultimi mesi d’indagine. Gli incroci di testimonianze raccolte dagli investigatori hanno fatto convergere l’attenzione sul ruolo e la figura del cittadino senegalese che gestirebbe le redini del reclutamento.

L’indagine non è stata ancora completata. I finanzieri, in collaborazione con gli ispettori dello Spesal, non hanno ancora depositato una prima informativa. Ma questa nuova accusa contestata ad uno degli indagati per la morte del bracciante alza il velo su una triste realtà che ancora persiste sul nostro territorio.

Nell’inchiesta sulla morte del bracciante la Procura ipotizza anche l’accusa di omicidio colposo nei confronti del mediatore senegalese ma anche ad altri due indagati: Giuseppe Mariano, 74 anni, di Porto Cesareo, già coinvolto nell’operazione “Sabr” e la moglie Rita De Rubertis, titolare dell’azienda per cui Mohammed lavorava. La tragedia risale al 20 luglio nelle campagne tra Nardò e Avetrana. Quel giorno la colonnina di mercurio sfiorava i 40 gradi.

Il 47enne era impegnato nela raccolta e nel carico di pomodori all’interno di apposite vaschette. Senza mai fermarsi. Un lavoro meccanico e sfiancante. Fino a quando Mohammed non ha avvertito un malore. Un collega ha immediatamente allertato il 118. Ma quando un’ambulanza ha raggiunto quella distesa di terra rossa il bracciante era già morto.

Francesco Oliva


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