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CAOTICA CITTÀ URBANA: Puntata IX – Casa si, casa no

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libro-recensione genericCaotica città urbana: Maomì si è ormai completamente ripreso e Fiorino è diventato un ottimo amico per lui: hanno un’intesa straordinaria, invidiabile.

Sono andati a trovarli alla boutique del pane anche Sam, Issimo, il vermetto, la scimmietta, la giraffa, il pappagallino, l’orsetto lavatore, tutti, ma proprio tutti, i nostri amici. Per loro c’è sempre del buon cibo.

Poco distante dalla boutique del pane, in poco tempo, è stato eretto un palazzo davvero singolare. Pare fatto ad incastro. Pare? No, è proprio così.

Un singolare palazzone dall’aspetto variopinto, con tonalità del giallino, del rosso scuro, del blu e molto, molto, alto.

Vi starete chiedendo: “Che cos’ha di singolare? È un banale grattacielo”. Eh no!

La sua singolarità risiede nel fatto che è tutto finto, tutto tranne un piano, quale sia non è dato sapere. Di certo c’è che i piani sono ben duecento, a doppia entrata e che il suo abitante è ricco sfondato.

Il che ha attirato molti ladri in zona. Alcuni hanno ragionato così:

“Pensiamo! Questo, in caso di blackout, si farà mica duecento piani di scale a piedi, per quanto ci sarà sicuramente un dispositivo di emergenza?! Perciò, escludiamo l’ultimo piano, ed anche il primo. Ne restano solo centonovantotto”.

Altri, hanno detto tra sé:

“A chi piacerebbe avere una montagna di mattoni in testa? Abiterà certamente agli ultimi piani”.

E ancora:

“Troppo in alto fa più caldo, che condizionatori avrà installato? Da megacentrale elettrica! Già, tanto è ricco!”.

Come hanno fatto per appurarlo? Hanno tutti sperimentato.

L’ultimo provò con i classici rampini, ma i suoi erano troppo corti, quindi dovette anche cambiarli.

Quando li lanciò per aggrapparsi al balcone, salì, salì, perché i pilastri erano alti … mmmh! Doveva essere un campione di pertica a scuola, non è mica tanto semplice.

Dopo tutta la salita arrivò sul balcone che, come per magia, si aprì.

“Bingo!” – pensò – “Ho indovinato al primo colpo! Che fortuna!”

Invece … sbam! Una bella <<facciata>> su un muro dipinto con la prospettiva di una stanza.

Un altro provò con un elicottero, era l’unico modo per non affaticarsi troppo. Magari, per uno scalatore professionista, sarebbe anche stato facile arrivare in cima al palazzo, ma per un normale ladro no.

“Però!” – esclamò arrivato su, fino quasi a toccare il sole – “Che panorama! Ricalca un po’ quello che c’era sul mio sussidiario della scuola elementare. Che volete? Io a scuola sono andato!” – aggiunse, rivolgendosi ai suoi complici.

“Magari ti hanno spiegato che più ti avvicini al sole, più fa caldo?”

“Certo! Che credi?”

“E che ti si possono sciogliere le scarpe?”

“No, questo no. Ma che …” – mentre si rendeva conto di essere rimasto appiccicato al pavimento e, per quanto si divincolasse, non ci fu nulla da fare: dovette rinunciare alle sue calzature e da lì, fu facilissimo identificarlo, ed arrestarlo ovviamente.

Un altro provò a mezza altezza del palazzo: “La verità sta sempre nel mezzo, così dicono!”.

Così fu. Il mariuolo entrò, percorse tutto il corridoio dell’appartamento trovando, infine, una porta in fondo.

“Sicuramente, i preziosi saranno da quella parte e se non li troverò, tornerò indietro, in cucina … non si sa mai, almeno mi preparo uno spuntino”

Aprì la porta e si trovò dinanzi uno spettacolo che lo lasciò a bocca aperta: non una, ma tante rampe di scale ingarbugliate, che portavano agli altri piani, mentre lo scalino su cui era, con la pressione esercitata dal suo peso, divenne uno scivolo che lo condusse giù, giù, ma proprio in fondo! Che esercizi canori avrà fatto!

Ancora, provarono altri furfanti, con trucchi classici, chiavi false e non, buchi, che si richiudevano automaticamente, ventose, ma nessuno indovinava mai e quando sembravano avercela quasi fatta, si ritrovavano a sbattere contro muri che cambiavano disposizione, dinanzi ad appartamenti vuoti, mattoni eiettabili, tiro a freccette, gas soporiferi o ilaranti, sistemi antincendio impazziti, corde, specchi, labirinti, o sistemi di impacchettamento automatico.

Nessuno, fino ad ora, è ancora riuscito a trovare il riccone residente in quel palazzo così enorme, però lui i ladri li ha visti tutti e ha contribuito alla loro cattura da una centralina computerizzata, collegata ad un complesso sistema di nano telecamere nascoste, aiutato da una talpa: Cecatason, molto efficiente. Era sempre incollata ai monitor. Doveva quasi tutto a lei, anche l’ispirazione su dove dimorare.

Già, dove? Lo volete davvero sapere?

Nel seminterrato, sotto i pilastroni, dove nessuno avrebbe mai pensato si trovasse e che nessuno sapeva essere abitato, con tutte le comodità. Era ricco, no?

 

Fine della nona puntata

Ogni riferimento a fatti, situazioni, personaggi, eventi narrati, è puramente casuale e frutto dell’inventiva del narratore

 

Gabriella De Carlo


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