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I clan spiavano la Questura e sapevano in anticipo dei blitz

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questuraLECCE – Ronde notturne per sfuggire ai blitz, diffondere la voce su eventuali operazioni antimafia smistando le soffiate raccolte anche ai clan rivali. Come gli appostamenti degli affiliati al clan Pepe nelle vicinanze del garage della polizia in via San Cesario per monitorare i movimenti delle forze dell’ordine e adottare immediate contromisure. Questa strategia adottata dalla criminalità leccese viene ricostruita in un’informativa della Squadra mobile allegata nell’inchiesta “Eclissi”.

I clan leccesi, di giorno in guerra per il controllo del territorio, molto spesso nelle ore notturne hanno stretto inattese alleanze. Una sorta di mutua assistenza per evitare di finire nelle maglie della giustizia in qualche operazione antimafia. Le conversazioni telefoniche intercettate confermano il rispetto di tali regole da parte degli affiliati al clan Pepe.

E’ la notte del 19 marzo di due anni fa. Sono ore frenetiche. Gli agenti della Squadra mobile stanno eseguendo le ordinanze di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione “Speed Drug” che, tra gli altri, avrebbe interessato Gioele Greco e Valentino Nobile, appartenenti al clan Pepe. Le telefonate tra gli affiliati si rincorrono. Scatta un frenetico tam tam di squilli tra esponenti di gruppi criminali rivali con l’obiettivo di costituire un fronte comune.

Così, attraverso un’azione di monitoraggio degli spostamenti delle forze di polizia, gli affiliati cercano di sottrarsi all’esecuzione di numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere. Tale tattica, scrivono gli investigatori, “palesa che il clan Pepe era in grado di acquisire in anticipo informazioni su eventuali operazioni di polizia condotte dalle Magistratura contro i clan”.

Una strategia successivamente adottata anche da altri gruppi criminali. La conferma che la malavita attiva nel capoluogo ricorresse come i Pepe al monitoraggio degli spostamenti delle forze di polizia nelle ore notturne emerge da una conversazione intercettata la sera del 7 ottobre scorso. A bordo di una Mercedes Classe A prendono posto William Monaco e Gianluca Capilungo. I due, transitando nei pressi del Tribunale di Lecce, notano un movimento di macchine e associano quel trambusto con le fasi preparatorie di un blitz. Ipotizzano così di ricorrere “al metodo Pepe”: posizionare alcuni uomini del gruppo nelle immediate vicinanze del deposito mezzi della polizia. Sono le 20:50. Dalla conversazione si sente.

William:…Eccoli…adesso stanno uscendo…com’è brutto quando escono adesso.

Gianluca: Adesso stanno uscendo di sera…

G.: Dobbiamo fare come gli amici di Marco…

W.: Se oggi fanno un blitz

G.: Dobbiamo fare come gli amici di Marco…

W.: Sì…lo so…

G.: Di San Cesario William: Chi Marco…Pepe?

G: eh  

Francesco Oliva


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