VOLTA LA CARTA e leggi le pagine della vita –Nel riverbero di una musica che accorda le sue note sul bel testo di una canzone di De Andrè, mi piace condividere, in questa rubrica, alcuni miei scritti con l’intento di collocare stralci di vita in pensieri ed emozioni, che si alternano, di volta in volta, sul foglio virtuale rilegato dal filo dei silenzi che animano l’universo femminile.
Brevi componimenti, in cui il sesto senso gioca l’importante ruolo di collettore dell’Essenziale, laddove invece il tempo, frantumandosi, lo disperde.
Dalla poesia alla prosa, nuances in chiaro scuro di immagini in parole.
Buona lettura…
EVA CHE SI SVELA
E poi c’era lei, con gli occhi grandi come il cielo
Solo lei
Con la paura del suo velo
E immaginava d’esser grande
Come l’immensità di un volo…
Il sole migrante la raggiunse negli occhi vividi e colse un miraggio laddove la terra confinava con il cielo.
Da casa sua, era possibile allungare lo sguardo e raggiungere le altezze delle montagne rocciose, l’Hindu Kush, che si ergevano fiere e maestose sulle vallate polverose sottostanti.
Ad un passo da casa, sul lato antistante, campeggiavano, un tempo, distese di vigneti dolci e rubicondi che inebriavano le radure, quando il vento smuoveva l’aria calda e sabbiosa.
Al tramonto, la terra maculata dai raggi vermigli, cantava il suo saluto al giorno che finiva, come un ringraziamento, un’ode alla vita.
Aveva amato la sua terra, i profumi intensi ed il canto incastonato nel volto della luna che ne incantava le notti, con quel senso di pace che risplendeva tra i suoi lunghi capelli neri; avevano brillato al vento e nella quiete degli anni trascorsi in armonia col mondo, prima che l’ombra del velo ne celasse la luce.
La donna si riebbe, fu come un triste ritorno alla realtà.
Guardò il campo ormai spoglio della luce delle viti e rammentò il saccheggio ed il volto bruno di due uomini barbuti, contadini della morte, che ivi avevano seminato il buio.
Ella era divenuta la guardiana di quel campo. Badava che nessun bambino si avvicinasse con l’intento di giocarvi. Sapeva bene di quale seme fosse oramai gravida quella terra, aveva imparato a proprie spese quanto la morte, in fondo, facesse più male a chi restava in vita.
Eva che si svela ha paura ma combatte, perché crede che in guerra una donna conti molto di più di cento uomini asserviti all’odio.
Perciò urlò quando vide quei bambini con la palla avvicinarsi al campo e tacque quando quei ladruncoli, così rassomiglianti ai contadini della morte, la strattonarono per estorcerle gli averi:
– “Tutti i miei averi sono nascosti là, nel campo”- sussurrò tremante ai suoi aguzzini.
Eva sentì gli scoppi delle mine e vide la terra cambiare di colore, per un attimo immaginò che quel rosso non fosse sangue ma il raggio del sole che carezzava le vigne.
Eva non tolse il velo fino a che non vide frantumarsi in aria l’ultimo aguzzino.
Vittime e carnefici le deturparono la terra e in lei crebbe il coraggio che quel velo le aveva nascosto.
Eva che si svela ha sempre paura, ama il suo velo e continua a combattere, perché crede nella forza della sua ragione e, quando le pare il momento, scioglie i capelli e li regala al vento.
Claudia Petracca