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Ecomafia 2015, a danneggiare l’ambiente pugliese è il ciclo illegale dei rifiuti

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2013-4-14-discaric-matin-(2)PUGLIA – Secondo il rapporto «Ecomafia 2015» realizzato da Legambiente, la maglia nera per numero di infrazioni contro l’ambiente spetta alla Puglia.

In Italia, sono stati accertati oltre 29 mila reati ambientali, per un fatturato criminale che si aggira intorno ai  22 miliardi di euro. Questi i numeri del business dell’ecomafia. Da pochi mesi è stata approvata in via definitiva dal Senato la legge n. 68 del 22 maggio 2015 sugli ecoreati, che introduce nel codice penale i delitti contro l’ambiente. In Puglia nel 2014 sono state accertate 2.081 infrazioni, 1.744 sequestri effettuati e 2.020 persone denunciate. Nel Rapporto Ecomafia 2015 la Puglia conquista la vetta  classifica delle illegalità ambientali in Italia. Aumentano le infrazioni nel settore dei rifiuti (+26%), cemento (+4,3). Numeri eclatanti nell’agroalimentare, che fattura 4,3 miliardi di euro per 7.985 illeciti e nel racket degli animali che colleziona 7.846 reati.

Queste le dichiarazioni di Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia:

«Nella nostra regione le forze dell’ordine hanno riscontrato ben 4.499 infrazioni, il 15,4% di quanto accertato su tutto il territorio nazionale, denunciato 4.159 persone ed effettuato 2.469 sequestri. La provincia di Bari risulta essere la più colpita d’Italia per numero complessivo di infrazioni, 2.519, così come non sfigura nemmeno quella foggiana con 802 infrazioni. A questo si aggiunge un altro primato, quello nel ciclo illegale dei rifiuti con ben 2.081 infrazioni accertate, mentre l’abusivismo edilizio e i reati contro la fauna non accennano a diminuire. Una scalata ai vertici da parte della Puglia che si spiega con il capillare lavoro di monitoraggio e controllo svolto in tutta la regione dalle forze dell’ordine (in particolare Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza e Carabinieri), coordinate operativamente da diversi anni grazie a un Accordo Quadro promosso e finanziato dalla Regione e che si avvale delle competenze scientifiche di Cnr e Arpa Puglia.

Un lavoro di squadra che sta dando i suoi risultati (dal 2007 ad oggi sono state ben 3.154 le discariche sequestrate), dimostrando il valore di una buona pratica di sinergia nel contrasto ai crimini ambientali, reso peraltro necessario dal livello di aggressione, che si potrebbe estendere a livello nazionale».«Con l’introduzione nel codice penale dei delitti contro l’ambiente – conclude Tarantini le ecomafie e l’ecocriminalità, che vuole fare profitti a danno della salute collettiva e degli ecosistemi, cominceranno ad essere contrastate con adeguati strumenti repressivi. A tal proposito, non possiamo non sottolineare come sia incomprensibile la decisione del Governo di smembrare il Corpo Forestale dello Stato per inglobarlo in un’altra forza di polizia. Il più diffuso corpo di polizia specializzato nella tutela dell’ambiente e del paesaggio ha un ruolo fondamentale nel contrastare tutte le forme di illegalità e minaccia del territorio: dagli incendi boschivi al dissesto idrogeologico, dall’abusivismo edilizio in aree interne allo smaltimento illegale di rifiuti, dai reati contro gli ecosistemi naturali e le specie protette fino agli illeciti in campo agroalimentare».

Il 2014 è stato un anno di lavoro intenso per le forze dell’ordine che hanno raggiunto risultati sorprendenti nella lotta all’ecomafia.

Il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza ha dichiarato:

Finalmente i reati ambientali saranno adeguatamente puniti. L’approvazione del Ddl dopo 21 anni di attesa rappresenta sicuramente un salto di civiltà e una vittoria che avremmo voluto condividere con le tante realtà che fino ad oggi hanno dovuto fare i conti anche con la concorrenza sleale dell’imprenditoria criminale. Ma così non è stato. Confindustria, dopo aver fatto di tutto per insabbiare e snaturare la legge, ha reagito alla sua approvazione come ad un indegno attacco all’imprenditoria italiana, senza capire che solo una netta separazione tra economia sana ed economia illegale può rilanciare l’indubbio ruolo positivo dell’imprenditoria, e sprecando un’ottima occasione per valorizzare le imprese sane.

Peccato: sarebbe stato un bel segnale per il futuro del Paese che oggi paga costi altissimi, in termini economici ma anche sanitari e sociali, per aver garantito finora l’impunità agli inquinatori. La buona politica e un sistema di controlli efficace sono il miglior antidoto per debellare le ecomafie, ecco perché ci auspichiamo che nei prossimi mesi sia varata la legge di riforma del sistema delle agenzie ambientali, ancora ferma in Parlamento, e si metta mano alla Legge Obiettivo e alla nuova regolamentazione degli appalti”.

 

Clarissa Rizzo

 


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