MONTERONI (Lecce) – “Io non conosco nessuna di queste persone. Né la vittima né la fidanzata. Sto su una sedia a rotelle da anni. Come avrei fatto a sparare?”. Ha rilasciato spontanee dichiarazioni Maikol Pagliara, il 27enne di Monteroni, arrestato giovedì dai carabinieri della Compagnia di Campi Salentina con l’accusa di aver gambizzato il 39enne di Porto Cesareo Alessio Rizzello. Il giovane è comparso dinanzi al gip Carlo Cazzella per l’interrogatorio di garanzia. Pagliara ha rilasciato spontanee dichiarazioni per poi avvalersi della facoltà di non rispondere alla presenza dell’avvocato Giovanni Valentini in sostituzione del collega Gabriele Valentini. Pagliara risponde di lesioni personali aggravate e possesso in luogo pubblico di una pistola.
Il ferimento sarebbe maturato per questioni di droga. La gambizzazione risale al 21 novembre scorso. La vittima è un personaggio già noto alle cronache e con alle spalle una condanna per droga. Il suo nome ha incrociato le indagini sul massacro dei coniugi di Porto Cesareo, uccisi nell’estate di due anni fa. L’autore del duplice omicidio trascorse le ore precedenti alla spietata esecuzione nell’abitazione di Rizzello dove furono ritrovati un marsupio con gli effetti personali e i documenti dell’assassino.
Era sera quando, accompagnato da un amico, Rizzello si presenta al pronto soccorso dell’ospedale di Copertino con una ferita da arma da fuoco al piede destro. Poco dopo arrivano anche i carabinieri che raccolgono le dichiarazioni di Rizzello. A ferirlo sarebbe stato uno sconosciuto di media statura, capelli brizzolati che, poco prima lo aveva invitato a fermarsi lungo la provinciale Porto Cesareo-Torre Lapillo. Improvvisamente, senza alcuna spiegazione, lo avrebbe colpito violentemente con un pugno e poi lo avrebbe ferito con una pistolettata. Pochi indizi. Nessuna indicazione sull’identità. Unico particolare: prima di sparare avrebbe pronunciato il nome “Cristian”. Il racconto della vittima non convince i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Campi. Rizzello, infatti, riferisce che era diretto a comprare le sigarette, ma il ferimento avviene in una zona isolata, lontana da paesi e da rivendite di tabacchi.
Cominciano gli interrogatori. Vittima e amici vengono convocati negli uffici della Compagnia di carabinieri. I carabinieri – coordinati dal sostituto procuratore Carmen Ruggiero – allestiscono una sala d’attesa con microspie. E le conversazioni della vittima vengono intercettate. Confessioni involontarie che svelano la reticenza di Rizzello: “Questa storia che si finisca … meno parliamo sennò qua passi i guai per loro e per gli altri… hai capito come funziona?…perciò d’ora in avanti non sapranno niente… adottano la tattica di lasciarci soli… ma a te hanno chiesto niente». Intuito che i carabinieri avrebbero sentito anche la propria fidanzata, Rizzello invia l’amico per farle un po’ di pressing: “Vai a vedere quell’altra… se si faceva i cazzi suoi … mo vedi che questa mette in mezzo persone e succede un casino … che non dicesse niente, sennò…”.
La donna, invece, risponde alle domante degli investigatori e alza il velo sull’attentato, confermando i sospetti dei militari. A sparare, secondo quanto gli avrebbe riferito lo stesso Rizzello, sarebbe stato «quello sulla sedia a rotella», da lei conosciuto come Maicol Pagliara. Il movente? La donna racconta che da un po’ di tempo Rizzello sarebbe entrato in “rotta di collisione” verosimilmente per questioni attinenti al traffico di stupefacenti. Per gli inquirenti il quadro è chiaro. Il ferimento sarebbe maturato nell’ambito di contrasti fra personaggi coinvolti in affari di natura illecita, droga probabilmente. Pagliara, soggetto costretto a muoversi su una sedia a rotelle, è ritenuto inserito nelle dinamiche criminali di Monteroni.
F.Oli.