LECCE – Assolta per non aver commesso il fatto dall’accusa di danneggiamento aggravato. Si chiude così il processo a carico della 31enne Rosa Della Corte, la nota “Mantide” di Casandrino (popoloso comune in provincia di Napoli) salita alla ribalta delle cronache giudiziarie per la fuga dal carcere di Lecce il 22 agosto di due anni fa. La sentenza è stata pronunciata dal giudice monocratico Marcello Rizzo che ha disatteso la richiesta di condanna invocata dal vice procuratore ordinario di udienza.
Il danneggiamento risale al 9 gennaio scorso. La Della Corte avrebbe danneggiato il materasso tagliandone un lato. Da qui la contestazione formalizzata dagli agenti di polizia penitenziaria. In aula si sono rivelate decisive le argomentazioni difensive sostenute dall’avvocato Carlo Gervasi. In particolare il legale ha sostenuto che lo stesso materasso era stato utilizzato da altri detenuti così come confermato da un agente di custodia. Inoltre le incisioni del taglio non sarebbero compatibili con l’utilizzo di un coltello ma con l’usura provocata dal tempo. Una tesi condivisa dal giudice.
Il nome della bella Rosa si incrocia con le pagine di cronaca nera per la prima volta la mattina del 4 aprile 2003. Il corpo senza vita del fidanzato Salvatore Pollasto, 22 anni, viene trovato all’interno della sua Y10, in una stradina cieca frequentata da prostitute e coppiette a Casandrino. Ha i pantaloni abbassati e la maglietta alzata sul torace, ferito da due profonde coltellate. Rosa, all’epoca 18enne, racconta di averlo lasciato nell’auto dopo un litigio e di essere tornata a casa. Inizialmente la sua versione regge ma dopo sei mesi viene arrestata. Gli investigatori ricostruiscono la burrascosa relazione tra i due, i numerosi tradimenti di Rosa, le scenate di gelosia di Salvatore. Lei nega, ma per i giudici è colpevole. Condannata in primo grado a 25 anni in Appello ridotti a 18. Attualmente la Della Corte di trova detenuta nel carcere di Castrovillari in provincia di Cosenza.
F.Oli.