PRESICCE (Lecce) – Si riapre il caso sul suicidio di Silvano Paiano. Il gip Stefano Sernia ha disposto nuove indagini. Il pubblico ministero Giovanni Gagliotta avrà quattro mesi di tempo per espletare una serie di approfondimenti: accertamenti tecnici ed escussione di alcuni testimoni. Nell’ordinanza compaiono anche, però, altri quesiti su cui vige il massimo riserbo. Il 27 febbraio scorso l’avvocato delle famiglia del 28enne di Presicce Francesco Nutricati aveva chiesto che le carte dell’indagine non finissero al macero. Le ultime ore di vita di Paiano sono disseminate da troppi dubbi ed ombre. Il legale aveva sollecitato di collocare con precisione l’orario del decesso e l’eventuale presenza di eventuali sostanze tossiche o nocive nell’organismo del 28enne; accertamenti sulle telefonate in entrata ed in uscita dalle due utenze di Paiano e sulle relative celle agganciate tra il 23 e il 24 marzo.
Ulteriore elemento ancora poco chiaro: Paiano risulta aver inviato un messaggio impiegando la cella di Ugento e non di Acquarica che serviva la zona in cui è stata ritrovata la salma. E’quindi possibile che il telefonino di Paiano sia stato utilizzato da qualche altra persona dopo la sua morte? A confutare la tesi del suicidio ci sarebbero, poi, ulteriori elementi raccolti dalla difesa. Il corpo del giovane rappresentante venne ritrovato penzolante ad un ramo di un albero di ulivo in contrada “Grotte” di Presicce con i vestiti intatti, ordinati e, addirittura, ben indossati. Una circostanza del tutto incompatibile con un individuo salito su un muretto a secco nelle immediate vicinanze dell’albero d’ulivo per poi legare la corda ad un ramo. Un ulteriore particolare.
L’attività d’indagine ha consentito di appurare che Paiano era senza dubbio incapace di fare un nodo anche fra i più semplici. Da qui, dubbi e interrogativi che hanno convinto il giudice a disporre nuovi accertamenti per diradare la fitta coltre di nebbia che ancora ricopre questo suicidio.
Francesco Oliva