SQUINZANO – In paese è scontro tra amanti degli animali, dopo che una volontaria ha segnalato ai carabinieri e ai vigili urbani le condizioni difficilissime in cui vivevano 15 cani randagi, dei quali solo due con microchip. Gli animali «erano in una specie di gabbia in mezzo agli escrementi, sporchi e malnutriti» (due sono stati ricoverati in una clinica di Trepuzzi), secondo quanto dichiarano gli attivisti che si sono rivolti alle autorità, nei pressi dello stadio di Squinzano (una parallela che va a San Pietro Vernotico). Per il proprietario i cani stavano bene e continua a non vederci nulla di male. Il dirigente Asl, il dottore Tondo, ha dichiarato che il rifugio deve essere abbattuto. I cani erano in un spazio angusto e buio. Secondo gli animalisti che hanno segnalato la vicenda, si trattava di una vera a propria prigione. «Adesso non vuole più riprendersi alcuni cani, nonostante gli sia stata offerta manodopera e soldi»- dichiarano i volontari che lo hanno denunciato.
Su facebook, però, si affastellano i commenti a favore del proprietario del rifugio: l’uomo è conosciuto in paese come un grande amante degli animali, che aveva investito molti soldi per salvarli dalla strada e dall’abbandono. «Se ognuno di noi amasse gli animali 1/10 di quanto li ama Emanuele, non esisterebbero maltrattamenti e abbandoni» – scrive un suo amico. Ormai è guerra tra animalisti. L’unica cosa certa, però, è che i cani sono stati portati via, perché quel rifugio non era adeguato. Emanuele Tarantino, un volontario molto amato nel suo paese, in realtà aveva chiesto aiuto a una ragazza di Trepuzzi che, dopo aver visionato il posto, ha allertato le autorità: voleva dare aiuto a tutti i cani in difficoltà e li portava in quel posto, perché era l’unico spazio che era riuscito a costruire con le sue mani. Sui social molti amici di Emanuele si sono mobilitati per spiegare che lui è in buona fede.
Raffaella Rotta, responsabile del canile di Trepuzzi- Squinzano, Stefania Rizzo, responsabile del rifugio Aura Lecce, Daniela Puscicchio, responsabile del canile di Campi Salentina, e l’attivista Paolo Caliandro, che si occupa della tutela dei randagi, hanno provato a ricucire con il proprietario, ma dopo la guerra di insulti sui social è molto difficile dialogare. «I cani vivevano nello schifo pieno di letame e senza nessuna libertà: avevano l’acqua nera ed il pasto avariato. Non venivano puliti e neanche liberati per una passeggiata. Ora noi offriamo la nostra collaborazione al proprietario, manodopera e soldi, ma lui si rifiuta anche di prendersi indietro i cani» – dichiarano gli accusatori.
«Era un’accumulatrice di cani: due strutture di fortuna con materiale precario. Il ragazzo si prendeva cura a suo modo di questi cani – spiega il comandante dei vigili urbani Arnò – L’Asl ha esaminato gli animali, non c’erano condizioni di maltrattamento, ma le condizioni igienico sanitarie erano molto precarie. È stato disposto il ricovero presso il canile consortile e abbiamo informato la Procura. Ora si stanno facendo tutti gli interventi necessari, come la ‘microchippatura’». Non c’è stato il sequestro, perché l’uomo si è impegnato a migliorare la condizione degli accumulatori. Quando l’iter si concluderà, Emanuele potrà riprendersi gli animali e se non vorrà saranno a disposizione di chi li vuole adottare.
Garcin