GALLARATE/GALLIPOLI (Lecce) – Picchiata dall’ex per motivi di gelosia, si ritrovò aggrappata alla ringhiera del balcone del loro appartamento al quinto piano, finché non mollò la presa e precipitò nel vuoto. Un “volo” di oltre dieci metri, costatole tre settimane di coma e diverse fratture, per il quale l’ex compagno è stato recentemente condannato a 12 anni di reclusione.
È la condanna emessa in primo grado a carico del 46enne napoletano Marco Maria Lenzi, accusato del tentato omicidio della gallipolina Raffaella Scialpi, di 34 anni, avvenuto nell’aprile di due anni fa a Gallarate, in provincia di Varese, dove la coppia viveva.
La sentenza è stata emessa nei giorni scorsi dal giudice del Tribunale di Busto Arsizio – Renata Peragallo – presidente del collegio giudicante, in accoglimento delle richieste del pubblico ministero Rosaria Stagnaro.
Il tentato omicidio della salentina risale al 10 aprile 2014. Nel pomeriggio di quel giorno, la donna fu presa a schiaffi più volte, fino a perdere l’equilibrio e restare appesa alla ringhiera del balcone, al quinto piano del loro appartamento di via Sesia.
Aggrappata all’inferriata ad un’altezza di oltre una decina di metri, ormai stremata dallo sforzo, la salentina fu costretta a mollare la presa. Sopravvisse per miracolo, risvegliandosi dal coma dopo tre settimane.
Le indagini della polizia accertarono che l’incidente occorso alla Scialpi non fu dovuto ad una tragica fatalità, ma al tentativo del suo compagno di ucciderla. Non solo. Il napoletano avrebbe tentato anche di condizionarne i ricordi e le dichiarazioni, cercando di convincerla a raccontare un’altra versione dei fatti, a lui conveniente. Voleva fare passare l’episodio come un semplice incidente, secondo quanto svelarono le intercettazioni telefoniche ed ambientali, avvenute in ospedale, quando Lenzi andava a trovare la gallipolina: l’uomo tentava di plasmarle i ricordi.
Una volta che la Scialpi recuperò completamente l’uso della parola, raccontò agli investigatori la sua verità. E, nel giugno successivo ai fatti, il 46enne fu raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, con l’accusa di tentato omicidio aggravato.
Gli avvocati difensori del campano, che ha sempre smentito la versione della vittima, hanno preannunciato l’intenzione di ricorrere in Appello. Nei confronti della salentina – costretta a subìre numerosi interventi a causa delle gravi fratture al bacino, agli arti ed alla mascella – il giudice ha riconosciuto una provvisionale immediata pari a cinquantamila euro.