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Accusa tre amici di pianificare l’omicidio del fidanzato, falso: 24enne condannata per calunnia

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PRESICCE (Lecce) – Un piano diabolico architettato per poter rientrare nelle grazie del suo ragazzo dopo un litigio Accusa tre ragazzi di una tentata estorsione subìta per scongiurare l’omicidio del fidanzato. Il racconto, però, si rivela infondato. La giovane finisce sotto inchiesta e, infine, condannata per calunnia. Federica Urso, 24enne di Presicce, ha patteggiato un anno ed otto mesi di reclusione (pena sospesa) dinanzi al gip Cinzia Vergine. I fatti, così come ricostruiti dai carabinieri, si sarebbero sviluppati con questa cronologia. Nel marzo scorso la Urso litiga con il suo ragazzo Danilo Cantoro.

La relazione rischia di finire. Per appianare la situazione la giovane architetta il proprio piano. Chiama il ragazzo. Gli racconta di aver pagato mille euro a Pierpaolo Pizzolante per evitare che altri due ragazzi Graziano De Paola e Ivan Calzolaro lo uccidessero. Per corroborare il suo racconto si presenta in caserma. Ai militari della stazione di Tricase, la ragazza dichiara che Pizzolante le aveva lasciato un biglietto con su scritto “13 Marzo mille euro”. Scatta un’indagine imponente. Mezzi e uomini vengono impiegati per raccogliere dichiarazioni e movimenti dei tre ragazzi di Presicce. Le utenze telefoniche degli amici vengono messe sotto intercettazione. Si cercano riscontri alla denuncia della ragazza. I giovani vengono indagati per tentata estorsione e per aver pianificato un omicidio. Dalle conversazioni intercorse tra i tre amici non emerge nulla. Anzi si alimentano i sospetti su un racconto fantasioso. In un dialogo tra Cantoro e la Urso affiora la verità.

L’allora pubblico ministero Giuseppe Capoccia “corregge il tiro”. Archivia il procedimento a carico dei tre ragazzi e chiede il rinvio a giudizio della Urso sfociato in una sentenza di patteggiamento. I giovani si sono costituiti parte civile. Sono incensurati. Non hanno mai avuto incroci con la giustizia. La sentenza del gip non può comunque lenire le sofferenze patite: “Da questo procedimento penale”, commenta Pierpaolo Pizzolante, “ho subito danni notevolissimi che hanno intaccato la mia immagine. Naturalmente prendo atto della sentenza di patteggiamento ma per la gravità di quanto denunciato per le modalità e soprattutto per tutto quanto è scaturito mi riservo così come i miei amici di chiedere il risarcimento danno nelle sedi opportune”. L’imputata era assistita dall’avvocato Michele Reale. I tre giovani da Biagio Palamà e Paolo Rizzo.

Francesco Oliva 


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