MARTANO – Andrea Bufano è un 38 enne che vive con i suoi e lavora in nero come giardiniere e autista: sembra un ragazzo come tanti, ma la sua è una storia da romanzo criminale, tra droga, puttane e rapine. Anzi, è una specie di Vallanzasca del Salento, molto più innocuo però, perché non ha mai ucciso nessuno. Dal 2001 al 2008 ha vissuto tra galera e comunità una vita da recluso. All’inizio è la storia di uno dei tanti salentini che cercano fortuna nel nord Italia: nel ’96 si sposta a Rimini per lavorare. La curiosità per il sesso lo spinge a 16 anni nelle braccia della cocaina: era convinto di migliorare la sue prestazioni sessuali. «Non l’ho mai spacciata, ma la compravo e la dividevo con i miei amici, poi sono diventato dipendente». Una dipendenza che ancora oggi sta pagando con problemi di salute. «Ho rapinato una banca tra il ’99 e il 2000, ma non sono mai stato scoperto»- ci confessa. Lui aveva imparato a fine anni ’90 come fare rapine quasi perfette. «Non avevo nulla da perdere: non avevo soldi per comprarmi un panino e ho detto: o la va o la spacca. Ho conosciuto uno dei più grandi rapinatori d’Italia in comunità, nel ’98, che mi ha spiegato come farle e come evitare di lasciare le impronte. Il 15 maggio del 2001 sono stato arrestato in flagranza di reato dalla squadra anti-rapina di Riccione. Mi accusano di aver fatto 20 rapine, ma in realtà sono molte di meno. In comunità ci ero andato per la cocaina: ho usato tutte le droghe, ma la cocaina me la facevo ogni giorno, dalla mattina alla sera: sono arrivato a pesare 50 chili, da 80, e ho subito due operazioni al setto nasale. Era una dipendenza mentale».
Secondo Bufano, in quegli anni le rapine per alcune banche non erano qualcosa di così sgradito: «Dichiaravano sempre un 10-20 per cento in più, dopo le rapine, e mi rendevo conto che anche loro ci facevano la cresta. Ora, però, tutto è telematico e non si potrebbero fare più queste cose». Questo 38 enne dall’aspetto tranquillo ha voglia di raccontare la sua vita e lo fa nelle scuole, dove spiega che la droga ti annienta: «Tutto ciò che ho fatto mi ha distrutto». Crisi di pianto, sbalzi di umore, crisi depressive e denti che si spaccano: la cocaina è una bestia che ti lascia i segni. «Non posso più fare nulla, né aprirmi partita iva né niente: per lo Stato sono un morto». Poi, dulcis in fundo, c’è l’altro doloroso capitolo del tifo per il Lecce: Bufano è convinto di avere subito un’ingiustizia. Durante gli scontri Lecce-Carpi è stato accusato di aver picchiato gli addetti alla sicurezza e di violenza nei confronti delle forze dell’ordine. A Bologna, per quest’episodio Bufano si è costituito, poi è stato assolto e ora chiede il risarcimento del danno per ingiusta detenzione e danni morali. «Mi hanno isolato per giorni con gli stessi vestiti addosso». Nel 2009 si apre il capitolo dei film hard. «Si tratta di giri chiusi, che se non hai conoscenze non ci entri. Ho fatto tre film. Sono stato introdotto da un amico trans che frequentavo. Due film irregolari in case chiuse abusive e uno regolare. Tutti usavano il viagra, cialis e pomate per l’erezione e si stava un’ora per girare una scena». Poi, i problemi di salute, ischemia al cuore causata da tutta la cocaina sniffata negli anni e la sua carriera nel mondo della pornografia è stata bloccata.
«Ho confessato tutti i miei reati, ma mi sono rifiutato di accusare i miei complici»- spiega. «Sono pentito di aver rovinato la vita a mio padre e mia madre: due grandi lavoratori». Adesso rischia di essere condannato a 18 mesi, per una rapina fatta nel 2001: la sua ultima sfida, il suo ultimo assalto a una banca, gli è costato caro. Come i gli effetti della coca, che arrivano molti anni dopo, proprio quando hai cambiato vita, anche gli effetti della lentezza della giustizia non perdonano: arrivano inesorabili, proprio quando pensavi di aver chiuso con il passato. Bufano ha raccontato la sua vita in un libro autoprodotto, «Neve a giugno»: è la storia di un’esistenza bruciata dalla coca, ma anche della voglia di rialzarsi. Lui vuole farcela. Forse, a 38 anni, c’è ancora un futuro per Andrea Bufano, ma il suo passato è un’ombra che si staglia di continuo sui suoi nuovi passi.
Garcin