LECCE – Sono 42 in totale gli indagati nell’operazione ribattezzata “Pozzino”. Trentasei, di loro, a piede libero. Per dodici, infatti, il gip Cinzia Vergine ha rigettato la richiesta di misura cautelare sollecitata dal procuratore aggiunto Antonio De Donno. Di seguito l’elenco di tutti gli indagati: Anna Maria Argentieri, 61 anni, di Lequile; Albino Barba, 61, di Monteroni; Francesco Paolo Elio Buttazzo, 25, di Lequile; Marco Capone, detto “Drapò”, 24, di Lequile; Marco Caramuscio, 32, di Monteroni; Antonio Cenci, 51, di Squinzano; Marco Centonze, 29, di Squinzano; Maurizio Contaldo, 54, di Lecce; Pier Gianluca Coppola, 33, di Lecce; Daniele D’Adamo, alias “Pigmeo”, 33, di Copertino; Antonio De Carlo, alias “Tonio Cauru”, 40, di San Pietro in Lama; Osvaldo Erpete, 60, di Arnesano; Santo Erpete, detto “Santino”, 65, di Lecce; Stefano Fiorita, 28, di Copertino; Severino Francioso, 30, di Squinzano; Matteo Gonni, 45, di San Pietro in Lama; Leandro Greco, 36, di Surbo; Luigi William Iaconisi, 38, di Bagnolo del Salento; Mirko Vincenzo Ingrosso, 27, di San Cesario; Gianluca Levante, detto “Gigio”, 34, di Squinzano; Andrea Mancarella, 32, di Lequile; Marcello Mancarella, 49, di San Cesario; Massimiliano Mancarella, detto “Massimo”, alias “Scampione”, 42, di Cavallino; Vito Rocco Mancarella, 47, di San Cesario; Patrizio Margilio, detto “zio”, 34, di Squinzano; Andrea Martina, alias “Pacciani”, 33, di Copertino; Aldo Montinari, 72, di Lecce; Roberto Nisi, 64, di Lecce; Raffaele Padula, detto “Marvoi”, 33, di Squinzano; Biagio Pagano, 32, di Leverano; Marcello Paglialunga, 45, di Leverano; Simone Palaia, 33, di Squinzano; Cosimo Emiliano Palma, 31, di Squinzano; Mattia Panico, detto “Pagliaccio”, 24, di San Pietro in Lama; Dario Rizzo, 38, di Monteroni; Sergio Rizzo, 56, di Monteroni; Francesco Gregorio Sambati, 37, di Monteroni; Gianpiero Sanghez, 46, di Trepuzzi; Umberto Savoia, 39, di Squinzano; Mirko Sederino, detto “Parsifal”, 24, di Lequile; Luigi Tarantini, detto “Gino”, 67, di San Pietro in Lama; Antonio Vadacca, 43, di Monteroni e Stefano Verdesca, detto “zio”, 26, di San Cesario.
Nelle parti conclusive dell’ordinanza il gip Vergine motiva il rigetto della misura cautelare. Un passaggio è illuminante: “Solo per alcuni di essi si possono ritenere esigenze di tal fatta concrete ed attuali, di poter giungere all’applicazione di misura cautelare non potendosi far derivare – come premesso la valutazione in termini di pericolo di recidivanza dalle sole molteplicità dei fatti contestati e modalità della condotta delittuosa”. “Ciò che difetta per molti degli indagati”, prosegue il gip, “è non l’esistenza di elementi concreti da cui desumere la prossimità dell’occasione delittuosa ma la sua attualità o meglio ancora la sua sopravvivenza in relazione all’ampio lasso di tempo trascorso dai fatti contestati”.
F.Oli.