SURBO (Lecce) – Otto anni ciascuno per i due insospettabili corrieri salentini arrestati il 3 agosto scorso nei pressi del casello nord di Livorno con circa 32 chili di eroina in auto. E’ la condanna inflitta in abbreviato dal gup Beatrice Dani a Sergio Nilo e Fabio Macchia, rispettivamente di 41 e 39 anni, residenti a Surbo. Il giudice del Tribunale toscano ha comminato anche una multa di 30mila euro ciascuno. Così come aveva invocato lo stesso pm. I due salentini non erano gli unici imputati. E’ stato condannato a dieci anni di reclusione anche un cittadino kosovaro che si trovava in macchina insieme ai due salentini. L’accusa iniziale era di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti aggravato dall’ingente quantitativo. Per Nilo era stata presentata anche richiesta di scarcerazione rigettata dal gip.
L’operazione è stata condotta dal Gico della Guardia di Finanza di Lecce. I militari tenevano sotto controllo gli insospettabili corrieri. I tre erano partiti giorni prima da Sesto San Giovanni (popoloso comune della provincia di Milano). Avevano scelto un percorso alternativo per rientrare a Lecce scegliendo di spezzare in due l’intera penisola solcando la dorsale tirrenica. All’uscita di Livorno, il terzetto è stato fermato dai carabinieri del capoluogo toscano e dal Gico di Lecce.
Nilo era alla guida di una macchina ed era scortato da un altro mezzo dove si trovavano Macchia e il cittadino slavo. Nell’auto di Nilo è stato trovato il carico: circa 32 chili di eroina per un valore sul mercato di oltre un milione e mezzo di euro. Per i tre è scattato l’arresto con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti aggravato dall’ingente quantitativo. Per gli investigatori la droga doveva arrivare nel Salento. I tre arrestati sarebbero stati ingaggiati da un noto pregiudicato, residente nel nord Salento, per il trasporto della droga. I due salentini, però, non hanno mai parlato. Nell’udienza di convalida i due corrieri salentini preferirono rimanere in silenzio.
Così come hanno fatto in tutti questi mesi trascorsi in carcere. Nilo e Macchia erano assistiti dagli avvocati Luigi Rella, Fabio Zeppola e Barbara Luceri.
F.Oli.