GALATINA (Lecce) – Lasciato su una barella del pronto soccorso per diverse ore prima di morire. Questo, almeno, quanto denunciano i familiari della vittima. La Procura ha aperto un’indagine per fare luce sulle cause ed accertare eventuali responsabilità relative al decesso di Piero Spongano, disoccupato 46enne di Galatina. Il decesso risale a domenica scorsa. Nel frattempo due medici del pronto soccorso dell’ospedale “Santa Caterina Novella” sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. Si tratta di un atto dovuto per consentire alle parti di nominare dei propri consulenti in vista dell’autopsia. Il fascicolo è nelle mani del pubblico ministero Maria Rosaria Micucci. L’indagine è stata avviata sulla scorta di una denuncia dei familiari dell’uomo assistiti dagli avvocati Luigi e Roberto Rella.
I fatti si possono così riassumere: sabato pomeriggio, Spongano viene notato zigzagare a bordo della propria vespa per le strade di Galatina. Gli automobilisti avvisano i carabinieri. I militari raggiungono Spongano. Fermano il 46enne e allertano un’ambulanza. L’uomo viene accompagnato presso l’ospedale per uno stato di sonnolenza. Viene preso in consegna dal medico di turno del pronto soccorso. Il dottore sottopone il paziente agli esami di rito e trovato positivo all’assunzione di alcuni psicofarmaci. Dopo aver concluso il proprio turno, il medico viene rimpiazzato da un collega. Ed è proprio in queste ore che si concentrano i dubbi della famiglia. Il medico di turno avrebbe lasciato su una barella il proprio familiare senza prestare le dovute cure e senza sottoporre Spongano ad ulteriori accertamenti. Domenica mattina il 46enne viene trovato cadavere su una lettiga del pronto soccorso. A dire dei propri familiari, inspiegabilmente.
Nella giornata di domani, intanto, presso la camera mortuaria dell’ospedale di Galatina il medico legale Ermenegildo Colosimo effettuerà l’autopsia sul corpo di Spongano. Saranno presenti anche i consulenti dei due medici, Francesco Faggiano e Roberto Vaglio. Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Bonsegna e Alberto Russi.
Francesco Oliva