GALLIPOLI (Lecce) – Lapidi e tombe danneggiate. In alcuni casi persino distrutte. Diversi raid sono stati compiuti nei mesi scorsi nel cimitero di Gallipoli. Alcuni sono stati segnalati alle forze dell’ordine con denunce contro ignoti. Si parla di almeno quattro atti vandalici. Le forze dell’ordine stanno indagando per appurare chi sia il responsabile. Come prevedibile non viene tralasciata alcuna ipotesi. Se si tratta di gesti compiuti dalla mano di qualche sconsiderato o se sia opera di soggetti legati agli ambienti criminali.
Un episodio, in particolare, è finito all’attenzione della Procura. Il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone, (per anni impegnato nella lotta contro i clan gallipolini) ha aperto un fascicolo d’indagine. L’imbrattamento di una tomba ha fornito l’input per avviare accertamenti più scrupolosi. Siamo alla fine di novembre. Il parente di un defunto si accorge che la tomba è stata imbrattata con della vernice. E si scaglia contro i parenti di un soggetto gallipolino con diversi precedenti penali alle spalle ritenuto l’autore del raid. Volano insulti, parole pesanti e accuse ben precise sull’autore di uno sfregio così odioso per chi lo subisce. A nulla servono i tentativi di placare l’esagitato. Una donna accusa persino un malore mentre altri parenti si allontanano indignati. Quelle offese non rimangono lettera morta. I parenti del pregiudicato tirato in ballo decidono di non soprassedere. Per i familiari del pregiudicato quelle allusioni sono prive di alcun fondamento. In breve, infondate e calunniose.
Formalizzano così una denuncia, assistiti dall’avvocato Paola Scialpi, nei confronti dell’aggressore finita sul tavolo del procuratore aggiunto. Almeno per il momento, le accuse sono quelle di lesioni personali, minaccia e ingiuria. L’indagine, però, potrebbe allargarsi. I raid nel cimitero ai danni del caro estinto si sono ripetuti negli ultimi mesi e gettano un’ombra sinistra su autore e movente.
F.Oli.