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Usura, estorsioni e riciclaggio: 22 indagati all’ombra della Scu

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GALATINA (Lecce) – La Procura chiude le indagini sulla presunta banda di usurai smantellata nel settembre scorso dalla Guardia di Finanza di Lecce. L’avviso è stato notificato nelle scorse ore dal pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia Alessio Coccioli. Le accuse, a vario titolo, di associazione a delinquere, aggravata dalle modalità mafiose, usura, truffa aggravata, peculato, esercizio abusivo della raccolta del risparmio, estorsione, turbativa d’asta, riciclaggio sono contestate a 22 indagati a fronte degli iniziali 29. Nell’elenco compaiono anche alcuni dipendenti del Comune di Galatina. Di seguito i  nomi: Maria Antonica, 69, di Galatina; Angelo Antonio Calabretti, 71, di Galatina; Concetta Candido, 49, di Melendugno; Anacleto Chittano, 78, di Galatina; Anna Paola Dima, 43, di Melendugno; Biagio Luigi Garibaldini, 55, di Galatina; Maria Luce Maglio, 63, di Galatina; Antonio Gianluca Notaro, 44, di Galatina; Emanuela Notaro, 40, di Galatina; Luciano Notaro, 71, di Lequile; Mario Notaro, 73, di Galatina; Luigi Nuzzaci, 65, di Galatina; Pantaleo Nuzzo, 53, di Taranto; Carlo Palumbo, 71, di Galatina; Carlo Palumbo, 46, di Melendugno; Francesco Palumbo, 44, di Melendugno; Massimo Palumbo, 51, di Melendugno; Patrizia Palumbo, 50, di Galatina; Lucia Santoro, 47, di Melendugno; Italo Scudella, 78, di Surbo; Fabio Sparapane, 29enne di Melendugno; Luigi Sparapane, 58, di Galatina. In nove vennero arrestati. Alla spicciolata, però, il Riesame annullò l’ordinanza e gli indagati sono tornati in libertà. Le indagini sono state condotte dai militari del Nucleo di polizia tributaria e del Gico (diretti dal colonnello Nicola De Santis). Il modus operandi del sodalizio era piuttosto standardizzato.

L’organizzazione individuava imprenditori in difficoltà per poi prestare denaro. Successivamente chiedeva indietro le somme a tassi tra il 121 per cento e il 183 per cento annui. I proventi dell’usura venivano poi utilizzati per finanziare attività commerciali dei parenti degli indagati oppure per comprare immobili nelle aste indette dal tribunale di Lecce, minacciando gli altri partecipanti ai bandi al fine di farli ritirare e ottenere in tal modo prezzi stracciati. Nel corso dell’indagine è emerso inoltre che il sodalizio si stava lentamente infiltrando anche negli appalti pubblici, a cominciare dal servizio mensa per le scuole dell’infanzia di Galatina, assegnato nel 2011 alla moglie di uno dei presunti capi grazie alla complicità di tre funzionari del Comune. Le vittime dei presunti cravattari non avrebbero esitato a ricorrere al Fondo di solidarietà antiracket e antiusura, frodando a loro volta il ministero degli Interni. Come nel caso dei circa 115 euro messi a disposizione dallo Stato per risanare un’attività commerciale che in passato aveva subito estorsioni, finita nelle mani di un gruppo criminale del posto. Nel corso delle indagini i finanzieri hanno proceduto anche al sequestro per equivalente di beni per 5 milioni di euro, frutto dell’illecita attività illecita. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Francesca Conte, Carmine Gervasi, Americo Barba, Giuseppe Bonsegna, Carlo Congedo, Giovanni Gabellone, Antonio Savoia, Marino Giausa, Viola Messa, Renata Minafra e Alessandro Stomeo.

Francesco Oliva 


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