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LECCE – Gli annunci, i tavoli col prefetto le occupazioni e le proteste non sono serviti a niente: il licenziamento dei 130 di Alba Service parte da oggi ed entro 75 giorni si esaurisce la procedura, senza scampo. I lavoratori sono tornati in strada a manifestare: un corteo dalla Prefettura al bar commercio per gridare che sono stanchi dello scaricabarile in atto e che il governo deve muoversi. In tarda mattinata è stato occupato Palazzo Adorno. «Non ci muoveremo da qui fino a quando non si terrà la nuova riunione in Prefettura mercoledì»- hanno annunciato i manifestanti. A Roma, però, siamo alle solite: dicono che stanno facendo verifiche e che nei prossimi giorni si chiariranno le responsabilità. Dallo staff della vice-ministro del Lavoro, Teresa Bellanova, si lasciano sfuggire una bacchettata rivolta a Gabellone: «Avrebbe dovuto farci pervenire il piano per mettere sul mercato la partecipata della Provincia di Lecce, ma non è mai arrivato». «Sono rimasti un po’ indietro – replica il presidente della Provincia di Lecce – Senza risorse non si può fare un piano industriale. Hanno fatto una legge di riordino senza prevedere le risorse. La Regione avrebbe dovuto far passare l’emendamento per mettere a disposizione qualche risorsa, in attesa della soluzione definitiva». La Regione, invece, ha bocciato l’emendamento al bilancio, inserito per salvare i lavoratori con tre milioni di euro, e ha passato la palla al governo, che nicchia.
Gli enti locali interessanti, dunque, hanno spiegato che non essendoci i soldi non si può fare nulla: nella Legge di Stabilità non è stato inserito un importo che possa permettere di salvare i 130 dipendenti della partecipata. La cosa assurda è che manutenzione delle scuole e delle strade sono servizi essenziali che la legge Del Rio prevede e impone di pagare. Sembra, però, che Regione è Provincia siano state lasciate a secco: si prevede un servizio senza destinare concretamente risorse. Il solito papocchio all’italiana o l’intento del governo di mandare tutti a casa per poi rivolgersi ai privati? Quando sono state fatte le leggi ‘ammazza Province’ qualcuno non ha pensato che c’era la possibilità di far saltare tanti posti di lavoro, compresi importanti baluardi di cultura come la Ico Tito Schipa? Domande senza risposte, visto che a Roma danno la colpa alla Provincia di Lecce, che non avrebbe fatto il piano per il collocamento sul mercato delle partecipate, ma a Lecce spiegano che senza i soldi non si può fare altro che mandare tutti a casa. I misteri buffi di una politica dello scaricabarile, tra «leggi del Parlamento pasticcione» ed enti locali che annaspano senza risorse.
Gaetano Gorgoni