LECCE – E’ stata fissata per l’1 marzo l’udienza preliminare in cui dovrà comparire Rita Capaldo. La docente universitaria di criminologia presso l’Università del Salento rischia di finire sul banco degli imputati. E’ accusata di omicidio colposo “per non aver impedito l’evento della morte” e omissione di lavori in edifici che minacciano rovina relativamente alla morte dei due clochard leccesi Riccardo Martina, detto “Dino”, 52 anni e la sua compagna Veronica Piggini, di 48. La professoressa è la proprietaria dell’immobile di viale Taranto in cui morì la coppia di senza tetto. La tragedia risale al 27 gennaio di tre anni fa in un immobile abbandonato. Per il pubblico ministero Massimiliano Carducci, l’imputata “avrebbe omesso di provvedere ai lavori necessari per rimuovere il pericolo di crollo nonostante il pessimo stato di manutenzione nell’immobile lasciando la porta posteriore facilmente accessibile per l’assoluta mancanza di sistemi di chiusura”.
Nell’abitazione sgarrupata, al civico 201, i due clochard si erano rifugiati già da tempo. Quella mattina marito e moglie caddero in una cisterna ricolma di acqua putrida a causa del cedimento del pavimento. Dino e Veronica sprofondarono insieme ai loro cani andando incontro ad un tragico destino. L’autopsia, eseguita dal medico legale Alberto Tortorella, confermò che la coppia morì per annegamento e venne escluso qualsiasi segno riconducibile ad una morte violenta. Nessun’aggressione, quindi, come si era ipotizzato in un primo momento. Nel corso delle indagini, inoltre, sono state depositate delle corpose memorie da parte degli avvocati della famiglia delle vittime. Nella documentazione veniva evidenziato lo stato di completo abbandono in cui vivevano i due clochard. Inoltre, i proprietari del fabbricato avrebbero dovuto inibire l’accesso predisponendo ogni misura di sicurezza per evitare che potesse verificarsi una tragedia.
Nel carteggio veniva tirato in ballo anche il Comune di Lecce. L’ente di Palazzo Carafa sarebbe stato a conoscenza delle condizioni di vita dei due clochard. Per un certo periodo l’amministrazione aveva anche ospitato la coppia in un bed and breakfast di San Cataldo in attesa che venisse fornita una sistemazione più comoda. Circostanza, però, che non si sarebbe mai verificata. Per cui gli stessi due clochard, in attesa di una collocazione più consona, si erano rifugiati nell’immobile di viale Taranto. Nelle memorie sono state allegate anche alcune sentenze della Cassazione in cui veniva sancita la responsabilità a carico del proprietario dell’immobile per la rovina di un edificio pericolante anche nel caso di mancata conoscenza dello stato fatiscente in cui si riversa l’immobile. Proprio come sarebbe accaduto nella tragedia di viale Taranto. L’imputata è assistita dall’avvocato Tommaso Stefanizzo. I familiari della vittima, i due fratelli di Martina e il fratello della Piggini, sono difesi dall’avvocato Nicola Caroli e Chiara Fanigliulo, e intendono costituirsi parte civile.
F.Oli.