LECCE – Maltrattamenti per mano di un’educatrice e attenzioni a sfondo sessuale da parte di un operatore all’interno di un centro riabilitativo: vittima, un giovane disabile di 29 anni, ospite della struttura. La materia d’indagine è delicata. Gli accertamenti sono stati disposti dal pubblico ministero Angela Rotondano, titolare del fascicolo d’inchiesta. I nomi dell’educatrice e dell’operatore sono stati iscritti nel registro degli indagati rispettivamente con le accuse di maltrattamenti verso fanciulli e violenza sessuale aggravata e continuata. I presunti abusi e le violenze sono emersi quasi per caso. Nel maggio di due anni fa il 29enne si sarebbe recato in un ospedale del basso Salento per farsi medicare una ferita rimediata al capo. Ai medici stessi i genitori raccontarono che il figlio, alcune ore prima, sarebbe stato picchiato da un’educatrice. Non fu appurato se il ragazzo fosse stato ferito a mani nude o con qualche oggetto a causa delle prevedibili difficoltà a comunicare e farsi capire. Completata la medicazione, subito dopo, i genitori raggiunsero la vicina caserma dei carabinieri dove raccontarono delle percosse subite dal figlio all’interno del centro.
Davanti ai militari padre e madre trovarono anche il coraggio di raccontare che il ragazzo sarebbe stato più volte oggetto di morbose attenzione compiute da un operatore in servizio presso il centro riabilitativo. L’ “incubo” che qualche dipendente della struttura avesse potuto allungare le mani sul corpo del proprio figliolo sarebbe stato “avvalorato” da alcuni anomali gesti che il 29enne compiva quando si lavava i denti. Nonostante si trovassero dinanzi ai carabinieri, però, padre e madre del ragazzo preferirono non formalizzare alcuna denuncia. Probabilmente, per paura di essere contro-querelati magari con l’accusa di calunnia. In questo clima di forte reticenza furono i militari stessi a redigere un’informativa e a inviare gli atti al pubblico ministero.
Il magistrato ha potuto autonomamente aprire un fascicolo d’indagine perchè si tratta di reati per i quali si può comunque procedere d’ufficio senza una querela di parte. In questa prima fase investigativa, sono stati ascoltati il direttore del centro, i colleghi di lavoro dell’educatrice e dell’operatore e altre persone comunque vicine alla sfera privata dei due indagati. Tutti avrebbero garantito sulla serietà professionale e sulle indubbie qualità umane dei dipendenti. E allora come sono andati effettivamente i fatti? Quella ferita ma soprattutto quei presunti abusi si sono davvero verificati all’interno della struttura? E perché i genitori del ragazzo hanno manifestato i loro timori nel momento in cui dovevano formalizzare la denuncia? Tutti dubbi legittimi come quello, finora, non esplorato ma gravissimo qualora dovesse emergere con il prosieguo delle indagini: anche altri ragazzi ospiti della struttura hanno potuto subire simili trattamenti? Di certo, per il momento, ci sono due persone iscritte sul registro degli indagati per presunti abusi e violenze su un 29enne disabile all’interno di una struttura deputata all’assistenza e al recupero.
Francesco Oliva