TREPUZZI (Lecce) – Scortato da diciotto agenti, guardato a vista durante tutto il processo. In un’aula bunker blindata. Senza pubblico. In una cella l’ex evaso Fabio Perrone, impeccabile, come nel suo stile. Maglioncino, pantalone di jeans, capelli tagliati. Eccolo il 42enne di Trepuzzi in aula in attesa del verdetto. Un look sportivo ma accorsato. Proprio come il 9 gennaio scorso quando uscì dagli uffici della Questura dopo due mesi di latitanza. Sguardo fisso per tutto il tempo verso i giudici. Qualche parola scambiata con il suo avvocato difensore. Poi, sempre in assoluto silenzio. Senza mai commentare neppure sotto voce i passaggi dell’atto d’accusa.
Neppure una smorfia, un segno di nervosismo quando i giudici hanno letto il dispositivo: carcere a vita per la seconda volta in pochi mesi. Una maschera di raggelante freddezza dietro la scorza di spietato criminale. E’ ormai tardi. Sono quasi le 19. Le luci dell’aula bunker si spengono e “Triglietta” guadagna l’esterno da un’uscita di sicurezza. Si chiude così una giornata che sul fronte sicurezza aveva allertato un dispositivo come non si vedeva da tempo. Diciotto agenti hanno accompagnato Perrone a Lecce trasportato con una camionetta scortata da quattro macchine durante il tragitto. Poi una tappa nel carcere di Taranto dove Perrone è arrivato sabato. Nel più stretto riserbo senza far trapelare alcun particolare all’esterno.
Nella giornata di ieri l’arrivo a Borgo “San Nicola” giusto in tempo per essere presente al processo in un’aula bunker blindata. Off-limits per i familiari dell’ex latitante e della vittima. Nessun rappresentante della comunità rom residente nel campo “Panareo” si è affacciato a Borgo “San Nicola”. Porte chiuse per tutti. Anche per gli organi di informazione. E non solo per motivi di ordine pubblico. Il processo di primo grado si era celebrato con il rito abbreviato. Da qui la decisione del Presidente della Corte d’assise d’appello Vincenzo Scardia di blindare l’udienza del processo di secondo grado. Fuori, poi, altri agenti della polizia penitenziaria hanno monitorato la situazione. Il dispositivo di sicurezza ha funzionato senza alcuna sbavatura. Fabio Perrone è stato arrestato il 9 gennaio dopo due mesi di latitanza. Si nascondeva a Trepuzzi, nel suo paese di residenza, già da alcuni giorni. Il 42enne era riuscito ad evadere dal carcere di Borgo “San Nicola” il 6 novembre durante una visita medica all’ospedale “Vito fazzi”. Per guadagnare la fuga sfilò la pistola dalla fondina di un agente. Iniziò a sparare all’impazzata ferendo un poliziotto. La fuga con un’auto rapinata nello spiazzo. Poi la latitanza finita in un’abitazione a pochi passi dall’abitazione del nonno materno.
Francesco Oliva