Il divieto imposto per la trasferta di sabato 30 gennaio anche ai possessori della tanto discussa “Tessera del Tifoso”, da molti considerata solo un pretesto, è diventato l’argomento principale dei sostenitori giallorossi. La decisione del Prefetto di Caserta e del GOS in primis di vietare la vendita dei tagliandi della partita a tutti i residenti in Puglia, tesserati compresi e in seguito di chiudere l’intero settore destinato alla tifoseria ospite ha lasciato dietro di se uno strascico di polemiche notevole.
Qualcuno ha addirittura minacciato di voler restituire la tessera sottoscritta, che ricordiamo essere anche una specie di carta di credito. I punti di domanda senza risposta sono tanti. Perché allora continuare a promuovere uno strumento di “identificazione” immediata quando poi dagli stessi operatori dell’ordine pubblico viene ritenuto insufficiente a garantire un minimo di sicurezza a mo di pegno sulla propria buona fede di assistere semplicemente ad un evento sportivo? Perché anziché inasprire il sistema non si è cercato il dialogo per riportare allo stadio le famiglie e i bambini o i semplici appassionati?
E ancora, perché se a compiere gesti incolsunti sono a volte solo gruppi appartenenti alle frange estreme del tifo, poi a pagare debbano essere tutti gli altri? Un po’ come successo ad Andria per esempio dove alcuni soggetti si sono recati allo stadio senza biglietto creando discordi al di fuori dell’impianto. Vietando la vendita a tutti e chiudendo il settore ospiti si è per davvero scongiurato il pericolo che qualche malintenzionato vada a Caserta solo per creare disordini? Ecco a tutto questo bisognerebbe dare una risposta perché a quanto pare la tessera introdotta tempo fa e tutto quello che ne è scaturito in seguito non ha limitato gli scontri ma ha solo aumentato i disagi a coloro che allo stadio ci vanno solo per tifare.
Il Legislatore dovrebbe interrogarsi sulla necessità vera e propria di avere questi strumenti che limitano le libertà indistintamente a prescindere da chi sbaglia. Dalla sua la società di Piazza Mazzini nulla può e con un comunicato ufficiale fa sapere che :
“L’U.S. Lecce, vedendosi costretta a subire la decisione del Prefetto di Caserta di vietare la trasferta ai sostenitori giallorossi, non esistendo strumenti giuridici idonei a riformare la stessa in tempi utili, esprime il proprio rammarico per tale disposizione che penalizza, senza fare distinzioni, un’intera tifoseria.
Ancora una volta l’US Lecce e i tifosi salentini aderenti al programma Tessera del Tifoso non possono esercitare e godere delle legittime facoltà, prerogative e diritti riconosciuti dal programma stesso. L’ordinanza adottata dal Prefetto di Caserta si traduce in una misura puramente interdittiva e come tale eccessivamente afflittiva delle aspettative degli sportivi salentini.
Non è dato, inoltre, sapere le ragioni per le quali in luogo delle valutazioni discrezionali operate dal CASMS non è stata valutata l’adozione delle misure organizzative che, in sede di GOS, avrebbero potuto comportare l’attuazione di diverse soluzioni anche di minor rigore, considerato anche il fatto che l’U.S. Lecce in altre occasioni, pur di evitare provvedimenti così drastici, ha proposto l’impiego dei propri steward in trasferta, sopportandone i relativi costi.
Preme rilevare che da quando è stato introdotto il programma Tessera del Tifoso i sostenitori giallorossi fidelizzati non si sono mai resi protagonisti di violazioni alle vigenti normative, adottando sempre un comportamento corretto.
Si tratta di una ennesima vicenda che danneggia, in occasione di una partita fondamentale, la tifoseria, la squadra e la società e che si aggiunge all’ulteriore danno di aver perso nelle gare disputate fuori casa, fin dall’introduzione del programma Tessera del Tifoso, il fondamentale apporto anche della tifoseria non tesserata”.