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Il «caso Cavallino» riapre il duro scontro tra segreteria Pd e minoranza. Blasi: «Commissariamento assurdo»

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blasi_sergioCAVALLINO – Il Corrieresalentino.it aveva già anticipato quello che sta succedendo oggi: tutti i retroscena sono già stati svelati. Riparte lo scontro tra la segreteria provinciale e la minoranza. Il commissariamento del circolo di Cavallino infiamma gli animi e il conflitto tra seguaci di Blasi ed esponenti che fanno capo ad Abaterusso esplode nuovamente. Roberto Serra, segretario cittadino rimosso nelle scorse ore, si rifiutava di accettare l’alleanza con esponenti del centrodestra (un listone unico a supporto di Carla Rugge) e lo scontro con la segreteria provinciale guidata da Piconese ha avuto come epilogo la nomina di un commissario, Sergio Paladini. Qualcuno ci vede una resa dei conti, dopo le regionali: a Cavallino, Serra era riuscito a portare molti voti a Blasi, da solo, mentre il resto del partito nel paese si era schierato con Abaterusso, riuscendo a totalizzare solo 20 voti in più. Non è, quindi, strano che il consigliere regionale di Melpignano sia intervenuto con un comunicato ufficiale per stigmatizzare il comportamento della segreteria Piconese.  «In provincia di Lecce siamo arrivati all’assurdo di un circolo del Partito Democratico, quello di Cavallino, che viene commissariato dalla segreteria provinciale perché il suo segretario, Roberto Serra, rifiuta di allearsi con la destra in vista delle elezioni comunali».

Per Sergio Blasi si tratta di un abuso, privo di qualsiasi forma di democrazia, un’autentica ammucchiata: «Agendo al di fuori dello Statuto, e violando il sacrosanto diritto di un circolo di autodeterminarsi, la segreteria provinciale ha nominato un trio di commissari pronti a traghettare il Pd al seguito di una candidata sindaco di fede politica di destra e in coalizione con Forza Italia. Un’operazione che segna la morte della politica e l’inizio della lotta per il potere fine a sé stesso. La messa in soffitta della militanza per lo sdoganamento definitivo dell’inciucioProvo vivo dispiacere nel constatare quello a cui ci si è ridotti in provincia di Lecce. Anche perché quando parliamo del circolo Pd di Cavallino il pensiero di ogni militante di centrosinistra nel Salento non può che andare a Fernando Carlà, di cui Serra è stato l’allievo, e al suo impegno disinteressato e pluridecennale per la causa della sinistra. Quella storia oggi viene calpestata con una operazione di puro lobbysmo politico».

Nel comunicato della segreteria provinciale si spiega che si è scelto di procedere al commissariamento «per ripristinare l’agibilità politica», turbata anche da alcune uscite pubbliche e «posizioni contraddittorie e inopportune».  In realtà, però, Piconese non scende ufficialmente nel merito della questione. Perché si è scelto di rimuovere Serra? L’ex segretario cittadino, in realtà, non ha mai avuto posizioni pubbliche contrarie a quelle della segreteria provinciale. Il «caso Cavallino», infatti, è stato posto all’attenzione dell’opinione pubblica solo grazie agli articoli del nostro giornale, basati su indiscrezioni e non su dichiarazioni pubbliche. Oggi abbiamo la prova che tutto quello che è stato scritto era vero. Serra è stato messo fuori dai giochi perché non accettava una coalizione che imbarcasse tutti, anche ex avversari politici: voleva fare una lista del Pd, come si è sempre fatto a Cavallino. Nel suo circolo, però, c’era chi contestava questo metodo: qualcuno lo accusava di favorire l’attuale amministrazione in carica evitando di chiudere alleanze più larghe. 

La minoranza del Pd comincia a nutrire dubbi anche sui tesseramenti, come vi avevamo spiegato in un precedente articolo, perché «più che adesioni convinte, in alcuni casi, sembrano operazioni politiche studiate a tavolino». «Invito il legittimo segretario insieme ai militanti del circolo a non mollare e a ricorrere al segretario regionale, deputato a dire la sua su questa operazione di bassa politica, e invito il segretario regionale Emiliano a interessarsi della questione, come è sua competenza – tuona Sergio Blasi – Il rischio è che uno dei circoli più vivi e appassionati della provincia di Lecce venga svuotato di militanti e riempito di figuranti al servizio dei padroncini di turno. Offrire copertura politica a operazioni che lasciano basiti decine di militanti, e non solo di Cavallino, contribuirebbe a svuotare, come tristemente avviene da qualche anno, il partito provinciale della passione e dell’intelligenza di tanti uomini e donne, che si allontanano sdegnati di fronte a una gestione fondata su cooptazioni e accordi tra ceto politico di qualsiasi provenienza e mai sul merito dei temi e delle proposte da portare avanti sui territori”.

Garcin


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