BARI – La polizia penitenziaria continuaa lanciare il suo grido di allarme, ma il governo non risponde. «Le gravissime condizioni per la polizia penitenziaria della Regione Puglia non sembrano interessare nessuno – spiegano i sindacalisti dell’Osapp – Non è bastata l’evasione di Perrone e non è bastata la manifestazione regionale del 19 Dicembre 2015 a Lecce: nulla e stato fatto e nessuna risposta e stata data alle denunce fatte pervenire al presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, al ministro Orlando e a tutti i gruppi politici del Paese con una nota datata 14 Dicembre 2015». In Puglia continuano gli eventi critici: nel carcere di Bari è scoppiata una rissa stile far west, proprio nell’area passeggio, tra detenuti che si sono affrontati «con armi rudimentali e lamette». Una quarantina, ristretti alla III° sezione, appartenenti ai clan Misceo-Campanale” hanno rischiato di far degenerare le cose. Pasquale Montesano, Segretario Generale Aggiunto OSAPP, ha denunciato questo episodio per spiegare che l’organico della polizia non può essere sottodimensionato.
«Una volta chiusi i detenuti, si è scatenato l’inferno all’interno del passeggio destinato alla sezione, in quanto una quindicina di loro, provvisti di armi rudimentali e lamette, probabilmente lanciate dalle finestre della sezione che affaccia proprio sui passeggi, si sono affrontati provocandosi una serie di ferite anche gravi» – spiega il segretario regionale Osapp – A quel punto, uno sparuto numero di agenti penitenziari, richiamati dalle urla è intervenuto per sedare la rissa, entrando nel passeggio e riuscendo, con grande rischio, a riportare alla normalità e in sicurezza l’evento, disarmando e separando i contendenti. È stato prestato soccorso ai feriti, mentre si verificava lo spettacolo pirotecnico con fuochi d’artificio davanti al carcere. Un omaggio per festeggiare il ritorno a Bari di quello che gli inquirenti considerano il boss del rione Japigia di Bari Savino Parisi. La Corte d’Appello del capoluogo pugliese ha infatti assolto il capo dell’omonimo clan mafioso nel processo su “Savinuccio”».
Una situazione ormai drammatica e apparentemente senza via d’uscita e ciò che contraddistingue le condizioni, l’organizzazione e la vivibilità lavorative del personale di Polizia Penitenziaria negli istituti penitenziari dell’intero territorio nazionale e, in particolare , della regione Puglia, «a fronte di un sovraffollamento delle infrastrutture penitenziarie che, solo numericamente attenuato, ma non in Puglia , rispetto al passato». Le condizioni strutturali delle carceri e la penuria di agenti sono condizioni rilevanti e gravi, benché generali e diffuse: assumono tinte ancora più fosche in regioni quali la Puglia in cui, «alla pressoché completa assenza di prospettive e di risultati nell’Amministrazione penitenziaria si uniscono i rischi per la sicurezza interna ed esterna agli istituti connessi alla particolare tipologia della popolazione detenuta».
«In tale prospettiva, stante anche l’assoluto “stallo” dal punto di vista politico e soprattutto amministrativo- spiega Montesano – nelle scelte essenziali e per la stessa sopravvivenza istituzionale del Corpo e dell’intera Istituzione, la Polizia Penitenziaria ha l’impellente esigenza di rompere il muro del pressappochismo e del silenzio che, rendendone vana l’azione quotidiana, ne opprime e svaluta la professionalità ed il ruolo di salvaguardia della legalità all’interno degli istituti penitenziari e nei servizi traduzioni e piantonamenti. Questi i motivi del dissenso. Per far arrivare forte il segnale e la rabbia dei poliziotti penitenziari della Regione Puglia, al Presidente del Consiglio dei ministri Renzi, al ministro Orlando e tutti gli organi politici e dell’amministrazione penitenziaria che nei prossimi giorni non mancheremo di comunicare ancora e più tangibili forme di protesta, quali “SCIOPERO BIANCO” e altre forme eclatanti, affinché il corpo e gli uomini e donne della polizia penitenziaria possano raggiungere traguardi non più rinviabili, pena maggiori e più gravi conseguenze».