OTRANTO – La prossima settimana i vivaisti salentini riceveranno i macchinari acquistati per il trattamento a caldo della barbatelle, la cui commercializzazione è bloccata perché pianta considerata a rischio contagio Xylella. Nonostante ci siano studi che dimostrino che non è così, l’Unione Europea ha mantenuto l’embargo salvo prevedere, appunto, un apposito trattamento termoterapico sulle piante. Nonostante questo blocco abbia messo in ginocchio un settore che prima era florido e dava centinaia di posti di lavoro, gli imprenditori si sono fatti carico delle ulteriori spese per acquisire i macchinari che permettono di trattare il prodotto. «I viti-vivaisti pugliesi pur danneggiati dal fermo che dura ormai da molti mesi, hanno deciso di attenersi alle richieste dell’Unione Europea e hanno sborsato di tasca loro le somme necessarie per l’acquisto – parliamo di 150/180 mila euro – spiega il consigliere regionale Saverio Congedo – pur di non perdere altre quote di mercato a vantaggio di operatori del settore, in modo particolare, veneti. Ma ora oltre il danno si profila una vera e propria beffa! Dopo il trattamento per commercializzare le barbatelle servirà la certificazione dell’avvenuto “lavaggio a caldo”. Insomma, un certificatore riconosciuto dall’Unione Europea e quindi anche dalla Regione Puglia che, invece, non si è posta il problema e quindi rischia di trovarsi ad affrontare anche un stagione di contenziosi da parte dei vivaisti per l’ulteriore tempo perso in un momento in cui sono andati in fumo sostanziose fette di mercato»
Insomma, ancora guai per centinaia di famiglie e per un’azienda che è la seconda in questo settore in Italia, con un fatturato pari a 20 milioni di euro. La relazione Efsa, del 15 settembre 2015, ha imposto il trattamento a caldo, di fatto mettendo il vivaismo salentino fuori mercato, perché con i costi così alti non si può competere con le altre aziende. La beffa è che la Xylella, che sta danneggiando gli ulivi, non incide sulle barbatelle: la misura europea è stata presa solo per eccesso di zelo, per sicurezza, senza che sia dimostrato nulla.
Garcin