E’ stato fissato per l’1 febbraio il processo d’Appello per l’omicidio del cittadino montenegrino Fatmir Makovic e del tentato omicidio del figlio minorenne dell’ergastolano in fuga Fabio Perrone. La Corte d’assise d’appello sarà chiamata a pronunciarsi sulla conferma o meno del carcere vita inflitto dal gup Simona Panzera il 23 giugno scorso.
La sentenza di primo grado è stata impugnata dall’avvocato Ladislao Massari che ha chiesto il riconoscimento della provocazione e una perizia sulle capacità di intendere e di volere di Perrone quando sparò quei 16 colpi di pistola per ammazzare il cittadino montenegrino, ferire il figlio e puntare l’arma anche contro il nipote. La notte di sangue risale 29 marzo di un anno fa in un bar del paese. Secondo la ricostruzione dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce, Perrone ferì Makovic inseguendolo dentro il bagno dove la vittima tentò di rifugiarsi.
Subito dopo il killer puntò l’arma anche contro il figlio del 45enne. Il 17enne rimase gravemente ferito e venne anche sottoposto ad un delicato intervento maxillo facciale. Le indagini chiusero in breve tempo il cerchio sull’assassino. Perrone venne stanato poche ore dopo nella sua abitazione di mare, a Casalabate.
Dormiva, con la pistola riposta sul comodino. Fino all’1 febbraio, però, lo scenario che si andrà delineando non è ancora chiaro. Dal 6 novembre Perrone è latitante. E quel giorno sarà dichiarato contumace perché ancora latitante oppure sarà presente nell’aula di Corte d’assise d’appello o nell’aula bunker del carcere di Borgo “San Nicola”.
Per il momento Perrone risulta ancora uccel di bosco dopo la fuga con un’auto rapinata nello spiazzo dell’ospedale “Vito Fazzi” dove si sarebbe dovuto sottoporre ad un accertamento medico. Da quel giorno le sue tracce si sono perse.
F.Oli.