PARABITA (Lecce) – Intimidazioni al maresciallo per il suo solerte impegno contro gli esponenti del clan. L’ex boss della Scu Massimo Donadei ha riferito agli inquirenti di alcuni atti intimidatori compiuti nei confronti del maresciallo di Parabita per il suo impegno. Al sottoufficiale sono stati recapitati per posta due proiettili di kalashnikov. I retroscena sono contenuti in un verbale della collaborazione del pentito nel luglio di tre anni fa.
Una rappresaglia dettata dallo zelo del sottoufficiale che aveva avviato una campagna persecutoria nei confronti dei componenti del presunto sodalizio con perquisizioni compiute anche davanti alla gente in piazza e con controlli agli affiliati quando camminavano per strada. Da qui la decisione di compiere un atto intimidatorio per far trasferire il maresciallo per motivi di sicurezza. Inizialmente era stata valutata la possibilità di bruciare la sua autovettura ma l’idea venne scartata per la presenza di telecamere davanti alla caserma.
“Successivamente”, racconta Donadei, “… propose di mandare per posta al maresciallo una busta contenente due proiettili di kalashnikov cosa che poi effettivamente è stata. I proiettili sono stati procurati da … e consegnati a … il quale, dopo aver indossato dei guanti in lattice per non lasciare impronte, ha imbucato la busta nella buca delle lettere”. Dopo quell’azione il gruppo ha atteso l’allontanamento da Parabita del maresciallo che ora presta servizio a Casarano.
Francesco Oliva