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Cocaina a fiumi dalla Colombia: tutto da rifare per padre e figlio Pezzuto

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tribunale-aula-slideI fratelli Pellegrino e altri due imputati scelgono l’abbreviato mentre per padre e figlio Vittorio e Francesco Pezzuto, entrambi di Squinzano, si dovrà ripartire da zero. Si è chiusa così l’udienza preliminare scaturita dall’operazione “White Butcher” che consentì di sgominare ad aprile un presunto sodalizio specializzato nell’approviggionamento di ingenti quantitativi di cocaina dalla Colombia. Cosa è successo esattamente davanti al gup Michele Toriello? L’avvocato Paolo Spalluto, per conto dei Pezzuto, ha chiesto la nullità della richiesta di rinvio a giudizio in quanto l’atto di chiusura delle indagini non era stato notificato al codifensore Maurizio Pezzuto. Ciò ha prodotto un effetto dòmino su ogni atto successivo, compreso il decreto che fissava l’udienza preliminare di oggi.

Alcuni passaggi precedenti. L’8 luglio scorso i Pezzuto nominano come proprio difensore l’avvocato Maurizio Pezzuto. La matricola del Carcere non invia le nomine. Il collega Paolo Spalluto ha invocato una norma (l’articolo 123 del codice di procedura penale) che come ha chiarito la Corte di Cassazione dispone che il detenuto ha facoltà di presentare impugnazioni, dichiarazioni e richieste con atto ricevuto dal Direttore del Carcere. Esse sono iscritte in apposito registro, sono immediatamente comunicate all’Autorità competente e hanno efficacia come se fossero ricevute direttamente dall’Autorità Giudiziaria. Il 13 luglio sono state chiuse le indagini.

Per tali motivi il gup Toriello ha accolto l’istanza e dichiarato la nullità degli atti con conseguenze regressione al pubblico ministero che dovrà rifare tutto dall’avviso di conclusione indagini in poi. Il termine di custodia cautelare scade il 30 marzo 2015. E’ stato fatto lo stralcio per gli altri imputati per i quali il processo è proseguito. Patrizio e Tonio Pellegrino, (difesi dall’avvocato Elvia Belmonte), Stefano Condina e Giuseppe Novello hanno chiesto ed ottenuto il giudizio abbreviato che si celebrerà il 17 marzo prossimo nell’aula bunker del carcere di Lecce.

Il colombiano Villamarin Camillo Alberto, latitante, difeso dall’avvocato Filippo Orlando, sarà, invece, giudicato dal prossimo 4 marzo dai giudici della seconda sezione collegiale. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere transnazionale finalizzata all’acquisto, importazione, trasporto, detenzione, distribuzione, vendita e cessione di ingenti quantitativi di cocaina. La droga sarebbe arrivata principalmente nei porti di Gioia Tauro e Genova.

F.Oli. 


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